FriulAdria, la storia dei primi 100 anni

Il 15 ottobre 1911 venne ufficialmente costituita in città la Banca Cooperativa Popolare di Pordenone, oggi conosciuta come FriulAdria. Sabato 15 ottobre 2011, per celebrare il centenario di vita della banca, è in programma al teatro Verdi un concerto-evento della banda musicale dei carabinieri, che si esibirà per la prima volta in città. Il concerto si inserisce nell’ambito delle iniziative organizzate dalla Prefettura e dalla Provincia per commemorare a livello locale l’anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia.
Per ricordare i cento anni di FriulAdria il Messaggero Veneto pubblica a partire da oggi una serie articoli sui personaggi e sui fatti che hanno caratterizzato la storia della banca sullo sfondo della crescita dell’economia e della società pordenonese. Cominciamo con un ritratto del primo presidente, il cavalier Antonio Polese.
***
Quando la Banca Cooperativa Popolare di Pordenone venne costituita, nel 1911, ben 20 dei 51 soci fondatori erano anche consiglieri comunali, a testimonianza dello stretto rapporto esistente fin da allora con la società locale e con le sue ambizioni di sviluppo economico e sociale. La prima assemblea degli azionisti chiamò alla presidenza il cavalier Antonio Polese, una delle persone più conosciute e stimate della città, che una serie di giochi politici aveva appena escluso dal Consiglio comunale di cui era stato ininterrottamente membro dal 1880.
Nato a Pordenone il 30 gennaio 1847 da Pietro e Pasqua Moras, Antonio Polese era titolare dell’omonima farmacia di piazzetta Cavour. In realtà, quella dei Polese fu una “dinastia” di farmacisti, dato che sia il padre di Antonio sia il figlio Pietro esercitarono la medesima professione. Egli stesso fu anche presidente dell’associazione dei commercianti.
Nel 1866 lo troviamo giovane soldato del secondo reggimento volontari italiani che combatte nella terza guerra di indipendenza. Nel 1891 sposa Anna Angela Giuseppina De Min, già madre di cinque figli avuti nel precedente matrimonio (nello stesso anno nacque il figlio Vittorio Pietro Antonio).
Dopo aver ricoperto per diversi anni il ruolo di assessore, il 3 settembre 1902 viene eletto sindaco di Pordenone. Sono anni difficili. Il prezzo del pane è in ascesa, la tassazione aumenta, il malumore dell’opinione pubblica anche.
Polese si distingue per moderazione e attenzione ai temi sociali. Si occupa della scuola, della Cucina economica, dell’Asilo Vittorio Emanuele e segue da vicino i lavori della Commissione Carità.
Il Comune da lui amministrato diede un contributo al Circolo Agrario Cooperativo per l’Esposizione agraria del 1903, antesignana della fiera moderna, che venne inaugurata il 15 marzo 1903 ai giardini pubblici dell’attuale via Gorizia. Diede la possibilità a Pordenone di far conoscere le proprie capacità imprenditoriali, più che la consistenza agricola. Polese era molto favorevole all’Esposizione, purtroppo il bilancio permise solo un contributo di 2000 lire.
Durante il suo mandato si approvano, tra le altre cose, una levatrice per la frazione di Torre, l’aumento delle paghe a stradini, spazzini, custodi municipali, custodi cimiteri, maestri, bidelli e perfino un sussidio al portalettere rurale. Si approva anche la prima illuminazione pubblica della frazione di Roraigrande, si dà voto favorevole alla carreggiata per la Valcellina. Su richiesta della Società Operaia si dà un contributo per l’infanzia abbandonata.
La giunta Polese cadde, come spesso accadeva in quegli anni, dopo appena un anno, nel settembre 1903, per un motivo futile come la nomina di una supplente, raccomandata al Consiglio da un assessore. In realtà le motivazioni dello stop pare siano da ricercare nella debolezza e nella litigiosità dell’alleanza elettorale vittoriosa alle elezioni.
Polese era un democratico radicale, con Francesco Asquini, Sebastiano Brascuglia, Antonio Cavarzerani e Antonio Cristofori. Le elezioni del 13 luglio 1902 avevano visto la vittoria del blocco popolare (che riuniva la composita galassia della sinistra costituzionale e del partito democratico) appoggiato dal partito socialista, i quali grazie ad un accordo di programma, erano riusciti a superare nettamente i moderati clericali.
A questo proposito il periodico locale “Il Tagliamento” non è molto tenero nei confronti degli amministratori cittadini («Per amministrare un Comune non basta inalberare una bandiera con quattro belle e chiassose parolone. Bisogna lavorare, studiare ed abbandonare le piccole rivalità e i colpi di gran cassa»), anche se Polese appare più la vittima che il protagonista dei giochi che l’hanno fatto cadere («Notiamo con dispiacere come sia stato abbandonato completamente il cons. Polese, che fu il più assiduo e diligente dei passati amministratori e che ebbe il solo torto di non aver avuto più energia nel guidare i suoi collaboratori»).
Nel 1910 fece parte del Comitato pordenonese per l’aviazione presieduto da Riccardo Etro, che portò all’istituzione della scuola civile di aviazione della Comina.
Il 15 ottobre 1911, come dicevamo all’inizio, venne scelto per guidare la nascente Banca Cooperativa Popolare di Pordenone, che aveva sede nella palazzina Asquini all’angolo di piazza XX settembre. Tenne la presidenza per nove anni, quindi oltre la prima guerra mondiale, prima di cederla a Gio Batta Cavarzerani.
Durante l’invasione austro-ungarica è profugo prima a Roma, poi a Bologna.
Muore a 78 anni, il 31 ottobre 1925, a Borgo Valsugana, dove soggiornava con il figlio. Il settimanale diocesano del 6 novembre ne ricorda con commozione i funerali: «La salma venne domenica trasportata a Pordenone, ove solenni riuscirono le onoranze funebri. Dietro la bara venivano i congiunti, la rappresentanza del Comune con gonfalone, le rappresentanze delle associazioni commerciali, degli istituti di beneficenza, delle scuole commerciali, dei reduci delle patrie battaglie, degli ex combattenti e altri; altre autorità ed una folla di cittadini di ogni ceto e condizione sociale. Il corteo funebre era aperto da un drappello del quarto Genova».
***
Fonti:
Il Tagliamento (5 e 26 settembre 1903)
Tesi di laurea di Dario Mascia “Sindaci e Consigli comunali a Pordenone dal 1866 a Giolitti” (aa 2004-2005, Università di Macerata)
Paolo Gaspardo, “Pordenone nella Grande Guerra”, Somsi Pordenone 1991
Il Popolo (6 novembre 1925)
Anagrafe Comune di Pordenone
Luigi Mio, Sergio Rosolen, Maria Luisa Gaspardo Agosti
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto