Francesca Cima “chiama” Pordenone «Sviluppi l’industria vocata al cinema»

La fondatrice della Indigo film scommette sulle serie tv «Bisogna formare professionisti in loco pronti a lavorare» 
(L-R) Italian director Paolo Sorrentino, and producers Francesca Cima and Nicola Giuliano pose in the press room after winning the Film Not in the English Language in 2014 award for 'La Grande Bellezza (The Great Beauty)' at the 2014 EE British Academy Film Awards ceremony at The Royal Opera House in London, Britain, 16 February 2014. The ceremony was hosted by the British Academy of Film and Television Arts (BAFTA). ANSA /ANDY RAIN
(L-R) Italian director Paolo Sorrentino, and producers Francesca Cima and Nicola Giuliano pose in the press room after winning the Film Not in the English Language in 2014 award for 'La Grande Bellezza (The Great Beauty)' at the 2014 EE British Academy Film Awards ceremony at The Royal Opera House in London, Britain, 16 February 2014. The ceremony was hosted by the British Academy of Film and Television Arts (BAFTA). ANSA /ANDY RAIN



«Credo che Pordenone e il suo territorio potrebbero diventare un prezioso serbatoio dove formare attrezzisti di scena e altre figure professionali specializzate per il cinema». Lo dice convinta Francesca Cima, produttrice cinematografica sacilese, socia fondatrice della Indigo Film, società che negli ultimi vent’anni ha realizzato alcuni dei film italiani più importanti a livello internazionale come “La grande bellezza”, di Paolo Sorrentino, premio Oscar nel 2014.

Nei giorni scorsi Francesca Cima è tornata a Sacile per presentare alla Fazioli Hall alcuni dei giovani musicisti protagonisti della serie tv “La compagnia del cigno”, andata in onda su Rai1 fra gennaio e febbraio. E proprio di serie tv parla volentieri, sapendo che è questa la grande scommessa mediatica non del futuro ma di oggi.

«È in atto una vera e propria guerra mondiale – spiega – per conquistare fette sempre più ampie di un mercato, quello della produzione di serie televisive, i cui consumi su scala globale stanno già raggiungendo numeri finora mai visti. E a questo mercato possono partecipare i colossi, come Netflix e Amazon, ma anche i piccoli produttori di Paesi come l’Italia perché il lancio di ogni serie avviene a livello mondiale. Basti pensare a “Suburra”. La serie tv è un prodotto che dilaga ovunque, entra in ogni casa ad ogni latitudine, ed è in questo momento il più potente mezzo in grado di formare l’immaginario individuale e collettivo degli spettatori».

L’Italia, che ha dalla sua una storia cinematografica di tutto rispetto (e non solo di produttori, registi ed attori, ma anche di scenografi, costumisti, direttori della fotografia), rischia di non riuscire a tenere il passo. «La domanda di serie tv è in enorme e continua crescita – afferma Francesca Cima – e al momento non ce la facciamo a produrre tutto quello che ci viene chiesto. E questo perché ci mancano i professionisti necessari: abbiamo pochi produttori, pochissimi sceneggiatori, pochi attrezzisti e artigiani di scena, pochi amministratori di set. È urgente che si provveda alla formazione di professionisti specializzati per il cinema, già pronti per lavorare».

E Pordenone? «Io guardo a questo territorio perché ci sono nata e lo conosco meglio di altri. Tutti gli italiani hanno nel loro Dna una naturale capacità di sfornare idee creative, alimentate dalla bellezza del paesaggio e del patrimoni artistico in cui sono immersi da sempre. Idee che sanno poi realizzare in manufatti di alta qualità e gusto. Faccio un esempio: a Prato sono sorte le “Manifatture digitali”, laboratori specializzati nella realizzazione di costumi rinascimentali per il cinema di tutto il mondo, proseguendo una secolare tradizione che vede quella zona d’Italia all’avanguardia in quel settore. Qui a Pordenone c’è da sempre una capacità di lavorare il legno e di farne prodotti in cui si saldano innovazione, creatività, tradizione. Noi produttori italiani abbiamo bisogno anche di artigiani di questo tipo, preparati però a vedere, capire, risolvere le molteplici e spesso complesse esigenze di un set cinematografico».

Ma le scuole del legno e gli istituti professionali esistono già, anche nel nostro territorio. Risponde Francesca Cima: «Mi riferisco a figure professionali specializzate. Oggi è impensabile che un generico diplomato, per quanto bravo, ma senza una preparazione specifica possa entrare nel nostro settore. E la famigerata gavetta è un mito da sfatare: i lavoratori di oggi devono saper parlare le lingue, avere una grande conoscenza informatica, devono essere pronti a cambiare luogo di lavoro, a spostarsi perché si opera, soprattutto nel mercato dell’audiovisivo, su scala mondiale».

Quale potrebbe essere, allora, la strada? «Abbiamo già le strutture – università, fondazioni, imprese – ma dobbiamo attivare una concreta e aggiornata sinergia fra questi tre poli in funzione della pressante domanda che arriva dal mercato audiovisivo, non solo nazionale. Negli Its, gli Istituti professionali post diploma, che già esistono anche qui da noi, deve essere introdotto o potenziato l’ambito formativo rivolto al settore audiovisivo, considerato in tutte le sue specificità professionali. A Pordenone l’Università c’è, ci sono le imprese, ci sono realtà culturali come Cinemazero: che cosa aspettiamo?». —



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