Folla a Sant’Andrat per l’ultimo saluto a Ennio Bernardis



In tanti hanno voluto salutare ieri pomeriggio, nella chiesa di Sant’Andrat, Ennio Bernardis, mancato in questi giorni a 94 anni e titolare fino al 2014 dell’omonima azienda di pompe funebri.

Una vita lunga e vissuta con altruismo, facendo del proprio lavoro un’occasione per avvicinarsi agli altri con rispetto. Un’azienda con una storia centenaria, fondata dallo zio e che Ennio aveva condotto fino a pochi anni fa per poi cederla a uno dei suoi collaboratori, Gianni d’Osualdo, che lo ricorda oggi come «un maestro».

Nell’omelia, accompagnata dalla corale Fogolar, don Antonio Raddi, con don Luigi Paolone, parroco di San Giovanni, ha sottolineato il valore del donare agli altri «ciò che si è», come aveva fatto Bernardis in particolare nell’assistere nella malattia don Dante Mazzolini, “storico” parroco di Corno di Rosazzo. Per questo suo altruismo aveva ricevuto nel 2003 il premio Bontà, riconoscimento che il Comune ogni anno assegna in occasione dell’Epifania e della Lucciolata per “La via di Natale”.

Un impegno che nasce già in giovinezza, negli anni della guerra, quando Ennio entrò a far parte come partigiano della Divisione Garibaldi. Porterà per tutta la vita i segni di una pallottola che lo colpì nel 1945. La cerimonia funebre si è conclusa con un omaggio dell’Anpi provinciale sul sagrato della chiesa: il coro Resistenza di Udine ha intonato il canto “Un vessillo in alto sventola” che Ennio amava perché gli ricordava quegli anni così importanti della sua vita che lo avevano portato nel 2016, nel 75esimo anniversario della Liberazione, a ricevere anche una medaglia commemorativa del Ministero della Difesa.

Riservato e modesto, Bernardis era impegnato nel sociale da sempre. Aveva fondato oltre 30 anni fa una delle prime sezioni locali dell’Udinese club. Così in tanti ieri pomeriggio si sono stretti ai figli Annalisa, Fulvio e Francesco per l’ultimo saluto. —

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