Feltri promuove Renzi «il comunicatore»

Pienone all’incontro con l’ex direttore de “Il Giornale” per PnPensa. «Berlusconi? E’ al tramonto»

Arriva Vittorio Feltri e Stevenà di Caneva si blocca. Impossibile due sere fa trovare un parcheggio libero in paese, intasato di veicoli provenienti anche da lontano per poter vedere l’ex direttore de “Il Giornale” che presentava il suo ultimo libro “Buoni e cattivi” della Marsilio.

Una sorta di lista, anzi, di dizionario scritto con Stefano Lorenzetto, dove le parole sono sostituite dai nomi di personaggi illustri, gente di spettacolo, magistrati, giornalisti, politici, dalla A alla Zeta, partendo da Agnelli fino a Zeffirelli. Una pagella per ognuno, da 1 a 10, senza risparmiare nulla a nessuno, nel bene e nel male, come era solito fare dalle colonne del quotidiano.

Il direttore ha risposto brillantemente alle domande dei circa 450 cittadini nell’auditorium di Villa Frova – oltre in cento sono dovuti andati via perché impossibilitati ad entrare fin nell’antisala – moderate da Alberto Parigi di Pordenone Pensa, organizzatrice dell’evento.

Logico cominciare con i voti per Matteo Renzi, l’uomo su cui si concentrano le aspettative del momento. Promosso a pieni voti per essere un grande comunicatore e per aver rottamato il vecchiume del Pd. «Giudizio sospeso come uomo di governo, ancora non ho visto niente di realizzato». Anche se, sottolinea caustico, sarà difficile che riesca a cambiare qualcosa in Italia, per l’assetto burocratico che impedisce qualsiasi innovazione. «A cominciare dalla Costituzione, così perfetta che non si può cambiare per modificare le regole».

Berlusconi? «E’ al tramonto, ma non lo sa». A lui è toccato un accanimento da parte della magistratura che invece non è toccato in sorte a un altro illustre italiano, quel Gianni Agnelli che, come denunciato dalla figlia Margerita, ha esportato capitali all’estero. «Ma nessuno lo ha toccato, resta sempre “il Principe”». Grillo? Ha un elettorato che va a votare facendo il gesto dell’ombrello, ma dispone di fatto di una forza, un 20% che lo ha votato.

Sollecitato al “gioco della torre”, Feltri ha risposto che butterebbe giù con una mitragliata Floris e Fazio. Salverebbe invece sia Travaglio che Santoro, tecnicamente bravi giornalisti anche se faziosi. Una colpa: l’avere promosso Santoro all’esame di giornalista nel quale Feltri era esaminatore. Un 10 a Bruno Vespa «se è 40 anni là in Rai, qualche merito lo avrà!». Un infanticidio invece buttare giù i pupilli Sallusti e Belpietro. La disoccupazione in Italia? E diciamolo che i lavori umili i giovani non li vogliono fare. «Non eravamo più fortunati noi ai nostri tempi come ci dicono. Noi ci rimboccavamo le maniche.».

«Ma insomma, non c’è proprio speranza per l’Italia?» ha chiesto una donna dal pubblico. «Se ne ha una mi convinca – ha risposto sarcasticamente –. Mi stupisce, per come siamo messi, che ci sia gente che pensi che il paese possa risorgere...».

Lieta Zanatta

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