Febbre del Nilo, il contagio arriva a Udine: un uomo e una ragazzina all'ospedale

Pazienti affetti dal virus un udinese di 34 anni e una ragazza di 15 anni. Le zanzare portatrici di West Nile sono state localizzate in un primo momento nella Destra del Tagliamento: decine di casi in Veneto. Già partita nel Pordenonese la disinfestazione, a breve anche nel capoluogo friulano

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Febbre alta, cefalea, paralisi dei nervi facciali. È con questi sintomi sviluppati da due pazienti – di cui una giovanissima – che a Udine si sono manifestati i primi due casi di contagio dal virus della Febbre del Nilo, trasmesso dalla zanzara “nostrana” che ha già provocato almeno 8 morti e oltre 123 contagi in Italia. E i dati ufficiali non sono che la punta di un iceberg, perché questa infezione spesso viene scambiata per una banale influenza e passa inosservata.

«Il focolaio udinese, il primo registrato in regione – tiene a sottolineare il direttore della Clinica malattie infettive dell’ospedale udinese Matteo Bassetti –, va retrodatato al 5 luglio, quando al Pronto soccorso di Udine si è presentato un 34enne udinese che presentava sintomi sospetti.

Aveva febbre alta, dolori articolari, paralisi dei nervi facciali e i segni di alcune punture di zanzara – riferisce l’infettivologo –. Lo abbiamo ricoverato per una meningite neurologica e, siccome i sintomi erano compatibili con quelli del West Nile virus, lo abbiamo sottoposto a una prima serie di test che hanno evidenziato la positività alle immunoglobuline M (Igm). Ma per avere la certezza abbiamo dovuto attendere il superamento della fase acuta e ripetere dopo quattro settimane il test per valutare le immunoglobuline G (Igg)».

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Solo oggi (martedì 21 agosto) è giunta la conferma del contagio dalle analisi di laboratorio svolte al centro universitario di Trieste e sono partite le comunicazioni al Dipartimento di prevenzione per avviare la disinfestazione.

«Il paziente non era reduce da viaggi o vacanze e tutto indica che il contagio si è verificato Udine» puntualizza Bassetti. Diverso il caso della quindicenne che si è presentata alla Clinica malattie infettive per accertare l’origine di un’influenza sospetta contratta tre settimane prima dopo una vacanza a Jesolo.

«Era stata ricoverata all’ospedale di Mestre nella fase acuta – precisa Bassetti – accompagnata dalla madre, si è rivolta a uno dei due centri di riferimento in regione, il nostro, oltre a quello triestino, per accertare l’origine dei disturbi, molto simili a quelli dall’altro paziente. Anche in questo caso abbiamo avuto la conferma».


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Ma già negli anni scorsi la Clinica di malattie infettive udinese ha curato pazienti che avevano sviluppato il virus. Non è il momento di fare allarmismo, precisa Bassetti. «Gli accertamenti effettuati dall’istituto zooprofilattico avevano già evidenziato la provincia di Udine, come del resto quella di Pordenone, come aree a rischio. Il 90-95% delle zanzare tigre non rappresenta un pericolo e, comunque, in gran parte dei casi, il virus non manifesta sintomi gravi e può essere scambiato per una comune sindrome influenzale. Ecco perché – conclude Bassetti – i dati accertati non rappresentano che la punta dell’iceberg di un fenomeno sicuramente sottostimato».

«Il virus non rappresenta un grave pericolo se non per le persone immunodepresse o affette da particolari patologie e deve essere gestito da mani esperte nei centri di malattie infettive regionali con percorsi dedicati – chiarisce l’infettivologo –. Per il resto bisogna affidarsi alla prevenzione proteggendosi ed evitando le punture di zanzare»

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