Febbre del Nilo, il contagio arriva a Udine: un uomo e una ragazzina all'ospedale

Febbre alta, cefalea, paralisi dei nervi facciali. È con questi sintomi sviluppati da due pazienti – di cui una giovanissima – che a Udine si sono manifestati i primi due casi di contagio dal virus della Febbre del Nilo, trasmesso dalla zanzara “nostrana” che ha già provocato almeno 8 morti e oltre 123 contagi in Italia. E i dati ufficiali non sono che la punta di un iceberg, perché questa infezione spesso viene scambiata per una banale influenza e passa inosservata.
«Il focolaio udinese, il primo registrato in regione – tiene a sottolineare il direttore della Clinica malattie infettive dell’ospedale udinese Matteo Bassetti –, va retrodatato al 5 luglio, quando al Pronto soccorso di Udine si è presentato un 34enne udinese che presentava sintomi sospetti.
Aveva febbre alta, dolori articolari, paralisi dei nervi facciali e i segni di alcune punture di zanzara – riferisce l’infettivologo –. Lo abbiamo ricoverato per una meningite neurologica e, siccome i sintomi erano compatibili con quelli del West Nile virus, lo abbiamo sottoposto a una prima serie di test che hanno evidenziato la positività alle immunoglobuline M (Igm). Ma per avere la certezza abbiamo dovuto attendere il superamento della fase acuta e ripetere dopo quattro settimane il test per valutare le immunoglobuline G (Igg)».
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Solo oggi (martedì 21 agosto) è giunta la conferma del contagio dalle analisi di laboratorio svolte al centro universitario di Trieste e sono partite le comunicazioni al Dipartimento di prevenzione per avviare la disinfestazione.
«Il paziente non era reduce da viaggi o vacanze e tutto indica che il contagio si è verificato Udine» puntualizza Bassetti. Diverso il caso della quindicenne che si è presentata alla Clinica malattie infettive per accertare l’origine di un’influenza sospetta contratta tre settimane prima dopo una vacanza a Jesolo.
«Era stata ricoverata all’ospedale di Mestre nella fase acuta – precisa Bassetti – accompagnata dalla madre, si è rivolta a uno dei due centri di riferimento in regione, il nostro, oltre a quello triestino, per accertare l’origine dei disturbi, molto simili a quelli dall’altro paziente. Anche in questo caso abbiamo avuto la conferma».
Ma già negli anni scorsi la Clinica di malattie infettive udinese ha curato pazienti che avevano sviluppato il virus. Non è il momento di fare allarmismo, precisa Bassetti. «Gli accertamenti effettuati dall’istituto zooprofilattico avevano già evidenziato la provincia di Udine, come del resto quella di Pordenone, come aree a rischio. Il 90-95% delle zanzare tigre non rappresenta un pericolo e, comunque, in gran parte dei casi, il virus non manifesta sintomi gravi e può essere scambiato per una comune sindrome influenzale. Ecco perché – conclude Bassetti – i dati accertati non rappresentano che la punta dell’iceberg di un fenomeno sicuramente sottostimato».
«Il virus non rappresenta un grave pericolo se non per le persone immunodepresse o affette da particolari patologie e deve essere gestito da mani esperte nei centri di malattie infettive regionali con percorsi dedicati – chiarisce l’infettivologo –. Per il resto bisogna affidarsi alla prevenzione proteggendosi ed evitando le punture di zanzare»
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