Fallimento, truffa e bancarotta: in carcere titolare di 4 aziende

Gonars, la polizia ha proceduto all’arresto di Beppino Mion. Dovrà scontare quattro anni di reclusione. La vicenda ebbe inizio nel 1998, al termine di una serie di indagini condotte dalla Guardia di finanza
Udine 9 Settembre 2016. internet poinit vle leopardi Petrussi Foto Press / MASSIMO TURCO
Udine 9 Settembre 2016. internet poinit vle leopardi Petrussi Foto Press / MASSIMO TURCO

GONARS. Dovrà scontare quattro anni e sei mesi di reclusione per bancarotta, appropriazione indebita e truffa.

A finire in arresto un imprenditore di Gonars, Beppino Mion. La polizia di Udine ha eseguito in questi giorni l’ordine di carcerazione nei confronti dell’uomo, in relazione al fallimento di quattro aziende, la Top Model, la Mcf, la Emmeci e la Panta Rei.

La vicenda ebbe inizio nel 1998, al termine di una serie di indagini condotte dalla Guardia di finanza di Udine, che accusò Mion di gestire 22 società nonostante per il Fisco risultasse nullatenente. Si trattava principalmente di aziende nel settore dell’abbigliamento e delle calzature.

L’inchiesta, molto complessa dal punto di vista contabile, spaziò nell’attività che Mion aveva messo in piedi nei venti anni precedenti. La “ragnatela” di società ricondotte a Mion toccò, secondo gli accertamenti delle Fiamme Gialle, il Friuli, ma anche il Lazio, la Campania, la Toscana, la Sicilia, l’Emilia Romagna e l’Austria.

Secondo l’accusa quando un’azienda cominciava ad avere problemi economici la si lasciava scivolare verso il fallimento. Prima, però, molti beni venivano trasferiti attraverso compravendite fittizie ad altre società del gruppo a danno dei creditori, quindi le aziende fallivano lasciando voragini di debiti. Da qui le accuse principali di bancarotta fraudolenta e distrazione. Al tempo vennero sequestrati beni per 5 miliardi di lire e, nel 2000, Mion fu arrestato per bancarotta, appropriazione indebita e truffa.

Il sofisticato sistema di “scatole cinesi” fu esaminato nel dettaglio dai giudici del Tribunale di Udine e, nonostante la difesa sostenne che in realtà non ci furono operazioni irregolari e tantomeno distrazioni di beni, nel 2011, dopo una decina di ore di camera di consiglio, si concluse il processo che portò anche a risarcimenti per 1 milione e 100 mila euro. Nel corso dell’udienza il pm Claudia Danelon chiese la condanna di Mion a 15 anni di reclusione e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici ritenendolo responsabile di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale in relazione al fallimento di ben 9 aziende.

Oltre alle pene accessorie, Mion, procuratore e amministratore di queste ditte fu, invece, condannato a 9 anni e 4 mesi di reclusione. Le aziende si costituirono parte civile, nell’ambito del procedimento.

A fronte delle loro richieste, il collegio giudicante riconobbe i seguenti risarcimenti: 150 mila euro per l'azienda Panta rei, 300 mila per Mcf, 100 mila per Top model 4 Srl.

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