Ex segretaria contro l’Udc spunta la “prova” romana

Per tutti, da Roma al Friuli Venezia Giulia, Ilaria Vicario era la segretaria dell’onorevole Angelo Compagnon. E non - o non soltanto, come prevedeva il suo contratto - la segretaria dell’Udc. A dimostrarlo a chiare lettere, secondo l’avvocato Claudia Ogriseg, che la assiste nella causa di lavoro in corso davanti al tribunale di Udine contro l’intero “establishment” dello Scudocrociato, è l’elenco dei nomi dei referenti regionali stampato su carta intestata della Camera dei deputati. Accanto ai recapiti della segretaria centrata sulla capitale, figura appunto il nominativo della Vicario. Il documento fa parte del “pacchetto” delle prove portate ieri in udienza, per dimostrare come, nei suoi sette anni di collaborazione con il partito, la Vicario prendesse ordini direttamente dall’ex parlamentare e, all’epoca, anche segretario regionale dell’Udc.
Il caso è quello scoppiato in gennaio, con la presentazione da parte dell’ex segretaria di un ricorso teso a ottenere l’impugnazione del recesso senza motivazione con il quale, nel 2013, le era stata comunicata la fine del contratto di collaborazione a progetto con il partito. Recesso che il suo legale considera a tutti gli effetti un licenziamento illegittimo e che ora si contesta, anche ai fini del riconoscimento della differenza retributiva e del danno pensionistico complessivamente subiti.
Nell’atto, oltre a Compagnon, che della Vicario si sarebbe servito come di una segretaria “personale”, sia per incombenze quotidiane di natura politica e privata, sia come impiegata amministrativa nella società - la Repco sas - di cui era il legale rappresentante, erano stati citati anche il suo successore, Leonardo Zappalà, le due segretarie amministrative dell’Udc Fvg, Federica Zambelli e Claudia Giorgiutti, e lo Scudocrociato regionale e nazionale. Tutti sostanzialmente accusati di averla fatta lavorare con carichi e mansioni superiori a quanto pattuito, dal 2006, quando aveva cominciato con un compenso forfettario lordo di 5 mila euro annui, al 2013, quando era stata congedata con 23.276 euro.
Aperto in maggio, il processo si era incagliato su quello che era stato fatto passare per un difetto di notifica. Trovata ormai chiusa e vuota la sede storica di via Deganutti, a Udine, la difesa aveva mandato l’incartamento relativo alla fissazione dell’udienza allo studio di Gorizia dell’architetto Dario Baresi, dove il partito aveva spostato il proprio quartier generale. Pur essendosi di fatto perfezionata, tuttavia, la procedura non aveva avuto riscontri: in aula, nessuno aveva confermato la notifica e il giudice aveva rinviato l’udienza, in attesa della risposta che l’avvocato Ogriseg aveva intanto sollecitato all’Agenzia delle Entrate per consultare l’anagrafe fiscale e risalire una volta per tutte alla sede e al legale rappresentante del partito. Ieri, l’ennesima sorpresa: la sede era proprio quella individuata a Gorizia e il “busillis”, se così si può definire, avrebbe fatto gioco all’Udc per prendere tempo. Questa, almeno, è la spiegazione che l’avvocato Ogriseg ha dato all’episodio, sostenendo nel contempo la tardività della costituzione in causa del partito.
Su questa e sulle altre richieste delle parti, il giudice Marina Vitulli si è riservata la decisione, aggiornando il processo al 4 novembre, quando si pronuncerà anche sull’ammissione delle prove. L’avvocato Flaviano De Tina, difensore di Compagnon, ha insistito affinchè si vada subito a discussione. I legali, inoltre, hanno dichiarato di non avere preclusioni rispetto al tentativo di conciliazione espletato dal giudice. Visto che per pagare la Vicario si è attinto a soldi del gruppo consiliare, della vicenda si stanno occupando pure la Procura di Udine, per un’ipotesi di peculato, e la Procura della Corte dei conti, per un presunto danno erariale.
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