Evase 1,3 milioni, sequestrate 9 case a un imprenditore

UDINE. Prima l’evasione fiscale, poi l’alienazione dei beni di una delle sue tre società a favore di cosiddette “teste di legno”, per evitare la mannaia delle Entrate. È sulla base di queste accuse che la Compagnia della Guardia di finanza di Udine ha eseguito nei giorni scorsi il sequestro preventivo di beni immobili, per un valore complessivo di circa un milione di euro, a carico di Massimo Sciannameo, titolare dell’Agenzia viaggi “Il Maltese srl” di via Cesare Battisti.
Ed è da queste stesse accuse che l’imprenditore udinese dovrà difendersi, nell’inchiesta avviata qualche mese fa dalla Procura per fare luce sulla presunta evasione fiscale da 7,3 milioni di euro, emersa nel corso di un’articolata verifica condotta su quella e sulle altre sue due società dalle Fiamme gialle.
Omessa dichiarazione. Chiesto e ottenuto dal pm Marco Panzeri, titolare del fascicolo, il provvedimento ha posto sotto sequestro nove appartamenti distribuiti tra i comuni di Udine, Pasian di Prato e, per lo più, Sauris. Per la parte relativa all’evasione dell’imposta sul valore aggiunto, calcolata dagli inquirenti in 1,3 milioni di euro, il sequestro è finalizzato alla confisca per equivalente.
Secondo la Guardia di finanza, Sciannameo, tramite aziende a lui riconducibili, non avrebbe dichiarato ricavi per circa 6 milioni di euro. Nel mirino, oltre all’agenzia di viaggi, le attività di vendite immobiliari e campagne di marketing e servizi pubblicitari.
I prestanome. Stando alla ricostruzione dei finanzieri, pur restando il vero “dominus” delle aziende ispezionate, Sciannameo avrebbe fatto assumere alla moglie e a una terza persona le funzioni di rappresentanza legale e scaricato così sulle loro spalle la responsabilità delle ripetute condotte evasive accertate in indagine. Da qui, la denuncia alla Procura a carico suo e, in concorso, di uno dei due “prestanome”. Ma non è finita.
Perchè gli ulteriori accertamenti delegati dal magistrato avevano evidenziato l’alienazione di diversi fabbricati intestati al Maltese a un’altra azienda, la Rei immobiliare, sempre riconducibile a Sciannameo, e a un terzo soggetto considerato compiacente. Per l’accusa, si era trattato di una sottrazione fraudolenta di beni. Le operazioni di compravendita, in altre parole, seppure rogitate davanti a un notaio, si sarebbero rivelate fittizie, in quanto condotte con pagamenti simulati.
«L’unico reale scopo - è la tesi delle Fiamme gialle - era di spogliare la società responsabile di cospicue evasioni fiscali dei beni, rendendo inefficace ogni procedura di riscossione da parte dell’Agenzia delle entrate».
La difesa: calcoli errati. Nessuna irregolarità e nessun debito fiscale, invece, secondo il difensore, avvocato Pietro Tonchia, che oggi sarà in udienza davanti al tribunale del Riesame per discutere l’istanza di dissequestro.
«La contestazione - afferma il legale - riguarda il 2009 e si riferisce al mancato versamento d’imposte per un ammontare di qualcosa come 3 o 400 mila euro. La somma di 1,3 milioni cui fa riferimento la Finanza corrisponde al costo di carico di bilancio di tutti i 9 appartamenti, cioè il valore complessivo a bilancio degli immobili di Maltese. Se, in fase di verifica, fossero stati detratti i costi d’acquisto o le spese sostenute per la ristrutturazione e comprovate dalle fatture, il calcolo non avrebbe portato ad alcun debito fiscale».
Respinta anche l’ipotesi relativa alla supposta fraudolenta alienazione. «Il compratore era un socio di Maltese, e non certo una persona compiacente - continua l’avvocato Tonchia -, che vantava crediti dalla società per 600 mila euro, cioè per lo stesso importo per il quale ha comprato gli appartamenti. È stato messo tutto a bilancio e la documentazione per provarlo non manca».
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