Eva e le donne perfette

di Gian Paolo Polesini
La perfezione femminile delle fiction di Canale 5 è maniacale. Magari su Raiuno qualche manchevolezza la si nota; che ne so, una sbavatura dello sguardo, l’attaccatura del seno simile a quella della signora Maria, salumiera di Terni, quel chilo in più, toh.
Sarà per far contento il paron Silvio, boh.
Ti risalta come un neo peloso – perdonate il parallelismo stridente, ma ci è venuto fuori così – guardando Le rose di Eva 3, il solito sceneggiato infinity che sguazza nell’ansia, nostra, pur senza turbare minimamente il protagonista Alessandro in un straordinario controllo da yogi indiano anche quando scopre l’amata morta. Lui, per la verità, non se la fila per niente l’ipotesi dell’omicidio, parecchio brutale persino, convinto, invece, di trovare Aurora bella viva.
La Safroncik si concede pure un post puntata nel Grand Hotel di Chiambretti giusto per rassicurare le siore fedeli all’intrigo.
Per capire meglio la faccenda, bisognerebbe fare quattro passi nel 2012, quando la saga cominciò. Troppa fatica, qualcosa intuisci lo stesso, nonostante sia il tuo primo passaggio, ma ti viene difficile collocare sulla scacchiera le sorelle Taviani, i fratelli Monforte, Villalba, Pietrarossa e Primaluce. Con calma sistemi i tasselli, non serve aver appesa in camera la Laurea di Harvard.
E non soltanto ragazze di folgorante beltà, pure ometti ben disegnati e auto con rombante appeal. Mediaset adora gli estetismi e, si sa, l’eleganza comunque rafforza l’ego.
Poi ci metti la suora che s’abbandona a sogni peccaminosi – ah, bellissima, ça va sans dire – e un cattivo con posture da Lee Van Cleef in Pistolero senza onore e stai poco a fregare l’assonnato impiegato con un solo desiderio: far riposare i suoi sette neuroni. La puntata ci prova a essere il più thriller possibile, cercando di risvegliare il commissario Montalbano che è in noi.
In Italia non siamo proprio dei falchi nei noir tv. Il guaio è che, casualmente, vedi True Detective e ti ecciti per davvero. Ed è come baciare Nicole Kidman. Colto la metafora?
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