Eugenio, Adriana e il bunker “adottato”: fu l’avamposto della Cortina di ferro

Cividale: a Purgessimo, nascosta fra i boschi, la galleria che rappresentò l’estremo presidio contro il blocco dei Paesi dell’Est

CIVIDALE. Una linea invisibile fra i boschi di frassini nella valle dell’Alberone. Eugenio e Adriana, pensionati friulani, sono i proprietari e gli amorevoli custodi delle “Termopili friulane”, il limes che separava il mondo capitalista da quello comunista nella stretta di ponte San Quirino, dove i cividalesi per decenni hanno presidiato un grande sistema che cercava di rendere più robusti i confini nord-orientali contro le invasioni, settore della cortina di ferro di cui ignoravano l’esistenza. Lì era fissato l’ultimo presidio contro l’avanzata delle forze del patto di Varsavia.



I segreti di quei decenni di guerra fredda in pieno boom economico che infiammava il resto dell’Italia, mentre il nord-est galleggiava in una sorta di limbo militarizzato, sono custoditi nel bunker di Purgessimo, noto come “l’opera in galleria”.

Una struttura unica, l’ultima ad essere abbandonata dai militari dopo il crollo dell’Urss. Naturalmente strategica, faceva parte del Vallum alpinum Juliarum, il grande sistema difensivo dei confini nord-orientali dell’Italia romana, contro le invasioni da Oriente.

Fu sfruttata e ampliata durante la Prima e la Seconda guerra mondiale, ma fu a partire dagli anni Cinquanta, con i fondi della Nato, che si ramificò per oltre 150 metri sotto alla collina e divenne l’estrema difesa dal blocco comunista.

È una storia poco raccontata; pareva condannata all’oblio quando, verso la fine degli anni Ottanta, i militari se ne andarono e il bosco si riappropriò dei suoi spazi. È allora che Eugenio Iurigh e Adriana Cantarutti, coniugi di San Giovanni al Natisone, hanno deciso di acquistare il complesso dal Demanio.

«Abbiamo atteso vent’anni – racconta Iurigh – siamo riusciti a comprarlo nel 2014 e da allora abbiamo investito il nostro tempo e le nostre risorse per sottrarlo al degrado e rimetterlo in sesto. Il mio Tfr se n’è andato per rifare l’impianto elettrico».

Eugenio e sua moglie custodiscono gelosamente quel pezzo di storia per consegnarlo alle future generazioni. A guidare un piccolo gruppo di visitatori nel dedalo di gallerie è Antonio De Toni della Pro loco Nediske Doline. Ed è come ripiombare negli anni di piombo, quando gli operai venivano bendati e trasferiti lì per scavare nel ventre della collina.

Il bunker faceva parte di una cintura di postazioni blindate per cannoni e mitragliatrici.

Là, dove nell’ottobre 1917 con la rotta di Caporetto 35 mila soldati italiani schierati sui confini delle Valli del Natisone non riuscirono a impedire l’avanzata austro-tedesca, dove fra il 1943 e il 1945 le formazioni partigiane jugoslave del IX Corpus penetrarono ripetutamente, fu allestita una linea di difesa più corta con uno sbarramento che contava 13 postazioni: carri in vasca (M6 inseriti nei vasconi di cemento), nidi di mitragliatrici e l’opera in galleria a Purgessimo.

Nel tunnel, «attrezzato – precisa De Toni – per resistere a un attacco nucleare, biologico o chimico» fino all’86 si sono avvicendati il 52° Reggimento fanteria d’arresto Alpi, il 120° Battaglione Fornovo e il 52° Battaglione Alpi.

La guarnigione ordinaria era di una ventina di uomini: montavano la guardia per una settimana a turno all’interno della struttura senza mai uscire, alcuni si spararono mentre erano di guardia. Piani d’evacuazione non ce n’erano: ci si alternava alle postazioni delle due mitragliatrici e dei due cannoni indossando le maschere antigas, pronti a fronteggiare l’avanzata nemica con una difesa estrema.

Nei cunicoli larghi a malapena un metro, oggi si procede a volte e capo chino, attraversando camerate, alloggi ufficiali, postazioni tattiche, caponiere, servizi igienici, infermeria e centralino telefonico, isolati da massicci portelloni a tenuta stagna. Quattro rampe di scale a chiocciola portano alla sommità della collina, dove lo sguardo può spaziare sulla vallata e sullo stretto passaggio delle Termopili friulane. —


 

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