Erto, Via crucis pronta a entrare nel “patrimonio” dell’Unesco

La rappresentazione è immutata dal 1631. Figuranti tutti abitanti del borgo e costumi “fatti in casa”

ERTO. La tradizione resta immutata, ma con un occhio a nuove collaborazioni e forme di diffusione internazionale: la secolare Via crucis che stasera andrà in scena a Erto è ancora in attesa di essere riconosciuta “patrimonio dell’Umanità”.

lo studio dell’Unesco

«Da alcuni anni l’Unesco sta studiando il nostro fascicolo e quello relativo a un’altra trentina di iniziative simili che si tengono in Italia – ha detto al proposito Bortolo Filippin, presidente del comitato del Venerdì santo –. Da tempo facciamo parte di Europassion, un’organizzazione internazionale di rappresentazioni pasquali.

Lo scorso 30 marzo siamo stati invitati a una speciale Via crucis a Matera in occasione dell’anno europeo della cultura. C’è stato anche incontro congiunto a Roma dove si è discusso della dichiarazione Unesco. Siamo fiduciosi che dalla sede di Parigi di questo organismo delle Nazioni Unite confermino presto una tutela senza confini».

La rappresentazione

Nel frattempo in paese fervono i preparativi per la serata di oggi, quando il centro storico si riempirà di turisti. Anzi. Le previsioni meteo sono talmente all’insegna dell’ottimismo che in Comune si sono attrezzati per le grandi occasioni. Ipotizzando che i visitatori arrivino in massa, volontari, dipendenti municipali e agenti delle forze dell’ordine sono già schierati nei punti cruciali per evitare ingorghi e effrazioni alle auto in sosta.

Del resto è raro che il Venerdì santo cada così in avanti sul calendario e con temperature decisamente primaverili. Nel 2018 i figuranti sono dovuti scendere in strada sotto la pioggia e il vento. «Il nostro è un voto che si ripete dalla notte dei tempi, quindi lo porteremo in scena ogni anno, con qualsiasi tempo e anche senza pubblico», non si stanca di ripetere Bortolo Filippin, pronto a vestire i panni di Ponzio Pilato.

I personaggi

Insieme a lui ci saranno Gesù (Danilo Martinelli “Gaia”), Caifa (Pietro Martinelli “Caporal”), i sommi sacerdoti Gianantonio Filippin “Mucio” e Italo Filippin “Frambol” e gli apostoli Giuda (Anio Martinelli “Gaia”) e Pietro (Vanni Martinelli “Gaia”). Non mancheranno nemmeno le pie donne guidate dalla Vergine Maria (Maddalena Filippin), il discepolo Giovanni (Claudio Corona “Totò”), i due ladroni (Fabio Corona “Mamanin” e Sandro Corona “Tita”) e il soldato romano Longino impersonato da Mauro Filippin “Milao”. Al loro fianco decine di altri personaggi del Vangelo, tutti rigorosamente originari di Erto.

I costumi sono, come sempre, “fatti in casa” e il copione viene ripetuto senza mutamenti dal 1631, quando per scongiurare l’epidemia di peste nera, gli abitanti espressero il voto di celebrare la morte di Gesù, ripercorrendo le vicende della sua cattura, della passione e della morte sulla croce.

 

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