Elettrodotto, consulenza regolare: il prof non favorì il figlio in Terna

Archiviata l’inchiesta partita dagli esposti sul parere favorevole al progetto dell’azienda. L’ex consigliere regionale Tesolat: ora basta alle polemiche di chi non conosce la materia

UDINE. Nella bagarre scoppiata attorno al progetto per la realizzazione di un elettrodotto aereo lungo il tracciato Udine Ovest-Redipuglia, già un paio d’anni fa si era infilata anche una grana giudiziaria.

L’inchiesta ruotava attorno al presunto abuso d’ufficio che la Procura di Udine aveva contestato al consulente incaricato dalla Regione di redigere uno studio sulla proposta di Terna (quella, già allora contestatissima, della soluzione aerea): avendo un figlio che lavorava all’interno dell’azienda in posizione dirigenziale, con la sua relazione avrebbe in qualche modo favorito sia gli interessi di carriera del parente, sia, considerato il “responso” favorevole dato all’elaborato, quelli economici di Terna.

Ebbene, di quell’accusa non è rimasto che un lontano ricordo. Ritenendo difettoso l’elemento intenzionale, il pm ha chiesto e ottenuto l’archiviazione del caso. Con buona pace non soltanto di tutti coloro che avevano subissato di esposti il palazzo di via Lovaria, ma anche di quanti avevano invece individuato in quella consulenza una risposta autorevole ed equilibrata.

Le conclusioni della Procura

Il professore chiamato a esprimersi sulla vexata quaestio si chiama Francesco Iliceto, ha 83 anni, risiede a Nemi (Roma) ed è docente all’università “La Sapienza” di Roma.

«Pacifica l’inopportunità da parte dell’indagato nell’accettare e poi redigere la consulenza per conto dell’università, valutata anche sussistente l’ipotesi dell’astensione – si legge nella richiesta di archiviazione presentata al gip dal procuratore aggiunto, Raffaele Tito –, difetta nel caso di specie l’elemento intenzionale. Invero, la società Terna è obiettivamente estesa e assai vasta, di contro il ruolo del figlio dell’indagato appare di medio livello, e comunque estraneo alla vicenda friulana. In altre parole – è la conclusione del magistrato, condivisa poi anche dal giudice –, il figlio, pur dipendente di Terna, non poteva trarre alcun effetto benefico (vantaggio economico, cioè) dalla consulenza del padre».

L’incarico al professionista

Detto dei profili penali, la vicenda non può non rimandare alla assai più dibattuta battaglia politica che attorno a quel progetto si accese – era il 2012 – e che continua a divampare a tutti i livelli. Tanto più, dopo lo stop imposto al cantiere dal Consiglio di Stato con la sentenza del 23 luglio.

Altolà motivato dalla mancata attenzione data dal ministero per i Beni e le attività culturali al parere contrario a suo tempo espresso sul progetto dalla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici del Friuli Vg, che aveva ritenuto l’interramento della rete nelle fasce sottoposte a tutela meno impattante.

L’incarico affidato tre anni fa al professor Iliceto, considerato soggetto “terzo” nella valutazione del progetto, aveva il duplice obiettivo di chiarirne gli aspetti tecnici e di ripristinare un clima di fiducia e distensione sul territorio.

Questo aveva chiesto l’Ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale poco prima del “reclutamento” del professionista. Ma il responso evidentemente non era piaciuto a tutti e la querelle era proseguita.

La relazione tecnica

Nel rispondere ai quesiti posti dalla Regione, il consulente aveva segnalato la costruzione dell’elettrodotto come «necessaria» per il Fvg e giudicato l’alternativa dell’elettrodotto interamente in cavo interrato «non praticamente sostenibile» per una serie di ragioni, tra cui «i lunghi tempi di riparazione dei possibili guasti» e il costo «dieci volte superiore a quello aereo». Inoltre, aveva indicato come «percorribile l’ipotesi di costruire solo sostegni monostelo al posto dei classici tralicci» e come «positiva la contemporanea dismissione di 20 km di linea esistente a 220 Kv».

L’Odg della Regione e l’Arpa

Il primo firmatario di quell’ordine del giorno era stato Alessandro Tesolat. Ed è proprio lui, ora, a sottolineare l’importanza e l’attualità dello studio finito addirittura al centro di un’inchiesta giudiziaria.

«Sebbene all’inizio fossi teoricamente favorevole all’interramento – ricorda l’allora consigliere regionale –, dopo avere approfondito l’argomento attraverso la relazione del professor Iliceto e quella presentata dall’Arpa Fvg nel 2010, mi sono a mia volta convinto della necessità di quest’opera per il sistema produttivo regionale e per lo sviluppo e la sicurezza della distribuzione di energia elettrica nel territorio».

Le conclusioni del consulente si erano rivelate sostanzialmente compatibili con l’analisi condotta due anni prima dall’Arpa sull’inquinamento elettromagnetico. «I valori di inquinamento – ricorda Tesolat – erano risultati entro i limiti di legge e la nuova linea aerea era stata giudicata meno inquinante sia della vecchia linea attualmente in funzione, sia dell’ipotizzata linea interrata».

Le “falle” della politica

Ora che anche gli ultimi dubbi sulla credibilità della relazione tecnica sono stati fugati, è sempre Tesolat a ricordare «gli ostacoli frapposti a quel lavoro, lungo e approfondito, da parte di chi non lo voleva fare, in particolare all’interno della scorsa maggioranza di cui facevo parte». Amara la conclusione.

«La politica, di fronte a difficili problemi tecnici, deve confrontarsi, informarsi, studiare e quindi decidere. Le recenti dichiarazioni del consigliere Cristian Sergo (M5s), per il quale “l’elettrodotto deve essere interrato senza se e senza ma” – continua –, dimostrano totale impreparazione e l’unico obiettivo di guadagnare voti parlando alla pancia della gente».

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