Ecco tutte le contestazioni del Fisco a Joe Bastianich

UDINE. Era stato lui stesso, nell’autobiografia “Giuseppino. Da New York all’Italia: storia del mio ritorno a casa”, a parlare dell’“Orsone” di Cividale del Friuli come di «un ristorante di lusso» e ad augurarsi il «riconoscimento di una stella Michelin», giocando «perlomeno nello stesso campionato di ristoratori come Antonio Cannavaccuiolo».
Mai un cenno, tantomeno sul sito web, all’attività agrituristica che, sulla carta, qualificava invece il suo lussuoso locale. Ecco perchè alla Guardia di finanza, durante una verifica fiscale avviata nel 2016, parve ancora più curioso accorgersi come, dal 6 agosto 2013, data dell’inaugurazione, e fino al 31 marzo 2015, quando l’insegna compì il salto di categoria, la società di Joe Bastianich avesse beneficiato delle agevolazioni fiscali previste per le società agricole. Da allora, sul presunto camuffamento della reale natura commerciale del locale è in corso un contenzioso tributario.
Una partita da 943.604 mila euro quella che l’imprenditore italo-americano ed ex giudice di Masterchef sta trattando con l’Agenzia delle entrate. In ballo, i redditi del 2013 e del 2015 che le Fiamme gialle ritengono essere stati dichiarati in misura decisamente “scontata” rispetto ai parametri cui la “Bastianich srl” avrebbe dovuto adeguarsi, in quanto società di capitali e non agricola: 515.252 euro il primo anno, a fronte dei 14.333 dichiarati in virtù di agevolazioni cui non avrebbe avuto titolo, e 428.352 euro il secondo, a fronte dei 12.061 euro nuovamente dichiarati, pur senza possedere i requisiti per annoverarsi tra le attività di “ristoro agricolo”.
Con i relativi avvisi di accertamento emessi all’azienda, il Fisco punta a recuperare l’Ires per entrambi i periodi d’imposta (pari a poco più di un terzo dell’imponibile e, quindi, rimasti al di sotto della soglia di rilevanza penale), oltre che l’Irap relativa anche al 2014 (quando il bilancio si chiuse in perdita) e calcolata in complessivi 57.938,12 euro. Impugnati con ricorso del professor Mario Nussi, entrambi gli avvisi saranno oggetto di controversia davanti alla Commissione tributaria provinciale (la data non è stata ancora fissata).
A fare perdere all’Orsone la qualifica di agriturismo - oltre allo sfarzo dei suoi arredi, alla raffinatezza del menù e all’offerta culinaria ispirata più a una cucina di stampo statunitense (hamburger e birra in primis), che non alla tradizione friulana - era stato il mancato rispetto dei vincoli imposti dalla normativa regionale: la provenienza da imprese terze, in misura superiore all’80 per cento, dei beni alimentari impiegati per la preparazione dei pasti, a fronte di una previsione di produzione aziendale pari ad almeno il 55 per cento, e l’apertura del locale per complessive 364 giornate, contro le 220 autorizzate dal Comune (sforamento indicato nel solo 2014).
Limiti che la società, già nel dicembre 2013, in una lettera indirizzata all’amministrazione comunale di Cividale, riconobbe di avere difficoltà a rispettare, ma che perpetuò fino al dicembre successivo, quando diede seguito all’intenzione - già a sua tempo manifestata - di chiedere il rilascio dell’autorizzazione a trasformarsi in ristorante.
Non è finita. Perchè a seguito dei rilievi della Finanza, a muoversi è stata anche la Direzione territoriale del lavoro di Udine, con una segnalazione all’Inail rispetto all’assunzione all’Orsone di personale con contratti agricoli. La contestazione riguarda la mancata denuncia all’istituto «dell’esercizio di attività relativa alla gestione di un ristorante», dopo il disconoscimento della Gdf.
Anche in questo caso, l’ex volto di Masterchef ha scelto di dare battaglia. L’udienza davanti al giudice del lavoro di Udine è fissata per il 7 giugno. In quella sede, l’avvocato Maurizio Miculan - che lo assiste e che l’anno scorso ha intanto ottenuto l’archiviazione del procedimento penale per l’ipotesi di falso ideologico in atto pubblico contestato a Joe Bastianiche e agli amministratori della sua società per le domande di avvio dell’agriturismo alla Camera di commercio e al Comune - ribadirà la linea difensiva argomentata già nei ricorsi (respinti) all’Ispettorato del lavoro e al ministero del lavoro.
«Il locale ha fatto da volano per l’attività vinicola – osserva il legale –, da sempre principale per la famiglia Bastianich in Italia. La ricezione e somministrazione di cibi e bevande non è mai stata esercitata secondo logiche di commercialità, ma solo nell’ottica di un’incisiva attività promozionale e pubblicitaria della produzione vinicola». Da qui, per la difesa, l’«irrilevanza» di ogni ragionamento sull’impossibilità di qualificare la ricezione come attività agrituristica.
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