Ecco com’è nato il Malignani Un progetto ancora attuale

L’edificio che ospita il Malignani in viale Leonardo da Vinci compie 50 anni e due studenti di scienze applicate dedicano all’evento un libro: «50Malignani/architettura 1965-2015» è il titolo scelto da Filippo Brun Peressin e Tommaso Piani, coordinati dall’insegnante e architetto Anna Baldo.
«A cinquanta e più anni dall’inaugurazione, che avvenne nel 1965 possiamo apprezzare come l’opera, di fronte al raddoppio dell’utenza e della popolazione scolastica, assolve ancora egregiamente il suo compito, a testimonianza che gli ideatori del complesso seppero intendere la flessibilità strutturale in modo corretto e convincente, funzionale al potenziale sviluppo dei corsi di studio», ha osservato il preside del Malignani, Andrea Carletti, in occasione della presentazione del volume inserita nel contesto del festival della filosofia Mimesis.
Il libro è centrato sulla testimonianza dell’architetto Emilio Mattioni che progettò l’edificio insieme con i colleghi Roberto Panelli, Renzo Agosto ed Enzo Pascolo, descrive le vicende progettuali e la sua realizzazione. È corredato dalla testimonianza del geometra che seguì i lavori di cantiere, Renzo Piccoli, da quella dell’architetto Riccardo De Santis, che al Malignani insegnò, e contestualizzato da un excursus sull’architettura moderna a Udine dell’architetto Paolo Bon. Infine, il progetto di un’aula interattiva, curato dall’insegnante del Malignani, Ofelia Croatto.
«La richiesta di massima economia nei criteri di impostazione e di sviluppo del progetto era perentoria e non eludibile. Al nostro gruppo di giovani architetti, letto il bando, ciò bastò per avviare il progetto», ha raccontato Mattioni. Dal testo si capiscono anche piccoli particolari di allora, da riferimenti culturali dei giovani architetti, alla scelta dei materiali: «Il mattone faccia a vista era il riflesso dell’interesse che avevamo per le opere di Alvar Aalto, l’architetto finlandese più importante in quegli anni», ha ricordato Mattioni.
Aule normali, aule speciali, aule di specializzazione, laboratori, officine, aula magna, palestre e servizi sportivi: una complessità di progettazione che ha imposto la revisione del progetto una volta vinto il concorso nel 1959 ma che procurò una soddisfazione enorme al giovane gruppo, «tanto più perché indicati come vincitori da una giuria di prim’ordine, composta oltre che dal presidente della Provincia, da una decina di componenti tra cui il preside del Malignani, il vicepreside che rappresentava gli Ordini degli ingegneri e l’architetto Gino Valle, che rappresentava gli Ordini degli architetti», ha concluso Mattioni.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto