Ecco chi sono i quattro accusati di aver massacrato di botte l'imprenditore di Lignano

Lignano, i carabinieri hanno stretto il cerchio su un gruppo di albanesi che ora si trovano in carcere a Udine. Denunciata una quinta persona che avrebbe fatto da basista

LIGNANO. Importante svolta nelle indagini sulla rapina ai danni dell’imprenditore ottantacinquenne Giuseppe Spartà, il noto gestore del beach bar “Frecce Tricolori” di Lungomare Kechler, a Pineta, che, nella notte tra giovedì 13  e venerdì 14, è stato rapinato e malmenato all’interno del suo appartamento, al secondo piano del condominio Apollo, in via Giardini, al civico 24.

Quattro uomini sono stati, infatti, fermati e portati in carcere con l’accusa di essere gli autori della brutale aggressione.



Già venerdì, poche ore dopo la rapina, i carabinieri del Nucleo investigativo di Udine, assieme ai militari della stazione di Lignano, comandata dal luogotenente Nerio Loise, e di Latisana, guidata dal maggiore Nicola Guercia, avevano raccolto elementi utili all’identificazione della banda.

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I quattro sono tutti di nazionalità albanese e ora si trovano nel carcere di via Spalato, a Udine. Si tratta di Zef Haxhia, 29 anni, che risulta senza fissa dimora, Taulant Frroku, 30 anni, residente in Albania, Eugen Gjonaj, 26 anni, residente a Forlì, e Vuka Aviljam, 28 anni, sempre residente a Forlì. Le accuse sono di concorso in rapina aggravata e sequestro di persona.

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Nelle prossime ore sarà confermata o meno la loro implicazione. «I ruoli e le responsabilità di ciascuno – spiega il procuratore capo di Udine, Antonio De Nicolo – dovranno essere approfonditamente accertate». Già nella giornata odierna sarà presentata la richiesta di convalida dei fermi. Il giudice, tra domani e martedì, avrà modo di effettuare gli interrogatori.

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Una quinta persona, S.A. le sue iniziali, è stata denunciata a piede libero per favoreggiamento personale. Si tratterebbe di un altro albanese, che avrebbe lavorato come stagionale a Lignano.

Avendo fatto il cameriere durante l’estate, è possibile che possa essere stato anche alle dipendenze di Spartà o aver avuto rapporti di lavoro diretti con lui. Potrebbe dunque aver fornito preziose informazioni alla banda entrata in azione nella notte tra giovedì e venerdì.

Con quell’assalto, favorito anche dalle impalcature esistenti all’esterno del condominio dell’anziano, i rapinatori erano riusciti a impossessarsi del denaro trovato in casa, circa mille euro, e di tre telefoni cellulari. Durante quei minuti di terrore, avevano aggredito l’ottantacinquenne, che in quel momento si trovava nella sua camera da letto. Era stato imbavagliato e legato mani e piedi con una cintura.

Nonostante le percosse e i traumi, Spartà era riuscito a mordere uno dei rapinatori, che quindi potrebbe avere ancora sul braccio i segni del morso. Dopo essersi liberato autonomamente, l’uomo aveva chiesto aiuto bussando alla porta di una vicina.

Le condizioni dell’imprenditore, intanto, migliorano ma resta ancora ricoverato all’ospedale di Latisana.

«Dovrà stare in ospedale ancora per una settimana – conferma il figlio, Massimiliano –. Mio padre sta meglio, ma è pieno di botte e in più è dolorante a causa di due costole rotte e altre quattro incrinate. È ancora choccato».

L’imprenditore, durante la scorsa estate, aveva subito un’altra rapina, sotto casa. Era stato colpito con un violento pugno in faccia e gli aggressori gli avevano sottratto circa cinquemila euro in contanti, l’incasso di quella giornata di lavoro. I carabinieri stanno cercando di capire se l’episodio di questa estate e quello di giovedì notte possano essere collegati. —


 

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