È vivace a scuola: il dirigente impone il suo trasferimento

La vicenda di un bambino di 10 anni raccontata dalla madre. «Lo hanno allontanato nonostante il parere dello psicologo»
Primo giorno di lezione presso la scuola Elementare Antonelli di Torino, 14 settembre 2015 ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO
Primo giorno di lezione presso la scuola Elementare Antonelli di Torino, 14 settembre 2015 ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

Troppo vivace. Troppo bulletto per stare in quella classe. È con queste motivazioni che un bambino di dieci anni è stato allontanato da una scuola del Medio Friuli e trasferito in un’altra, in quinta elementare.

L’amaro sfogo arriva dai genitori di Luca, lo chiameremo con un nome di fantasia per mantenerne l’anonimato. Un bimbo con l’argento vivo addosso che non ha tardato a farsi notare dalle insegnanti. «I primi comportamenti indisciplinati sono emersi in seconda – racconta la madre –: disturbava le lezioni, si alzava dal banco, cercava di attirare l’attenzione dei compagni, per questo veniva richiamato dagli insegnanti».

La problematica fu portata a conoscenza dei genitori, cui venne suggerita una consulenza esterna. «Abbiamo consultato una logopedista e una psicologa – riferisce la mamma – cercando la causa dei suoi comportamenti e lo abbiamo fatto con spirito collaborativo: ma non è emerso alcun deficit cognitivo, nessun disturbo psicologico; ci dissero che era un bambino più vivace della norma e ci suggerirono di affiancargli una figura di sostegno». Una soluzione che i genitori adottarono, non senza una certa ritrosia.

L’insegnante di sostegno gli venne affiancata per 5 ore e mezza la settimana. «Era difficile per noi capire perché i problemi, stando alle lamentele dei docenti, proseguissero – continua la madre – ed era difficile capire come mai in una classe di 19 bambini ce ne fossero ben 7 con sostegno».

Non era il profitto a risentirne, visto che Luca aveva ottimi voti a scuola, ma, certo, il comportamento lasciava alquanto a desiderare.

Così, al termine della terza classe, arrivò la prima proposta di trasferimento. «Mio figlio era sofferente, ormai andava a scuola malvolentieri – è il racconto della mamma –, ma era ben inserito in classe, i compagni lo invitavano ai compleanni anche se, a volte, poteva sembrare un po’ prepotente. Comunque l’assistente sociale e la psicologa dichiararono inopportuno un trasferimento».

Con queste premesse Luca ha iniziato la classe quarta, con un susseguirsi di note e un crescendo di rimproveri «che spesso arrivavano sull’uscio della scuola, davanti agli altri compagni» ricorda la donna.

«Abbiamo deciso di alleggerire la situazione facendogli saltare i rientri e affiancandogli un educatore a casa – aggiunge –. Sembrava che le cose fossero migliorate, ma i problemi si ripresentarono».

La comunicazione arrivò a luglio 2016: annunciava il trasferimento d’ufficio per Luca in un’altra scuola a partire da settembre.

«L’Ufficio scolastico provinciale mi diede ampia disponibilità a intervenire – precisa la mamma – ma decisi di sottrarre mio figlio a quel clima di ostilità che si percepiva. Oggi frequenta con profitto un’altra scuola che ho scelto per lui, ma spiegargli perché ha dovuto lasciare i compagni continua a essere difficile. È desolante scoprire con quanta facilità i docenti e i dirigenti scelgano la via più semplice: l’allontanamento di un ragazzino quando non sanno come gestirlo».

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