È morto Comand, il testimone delle foibe

Costruì il ponte di Bevazzana. Quest’anno avrebbe compiuto 100 anni: oggi, in Duomo (alle 11), ci sarà il funerale



Se n’è andato nel sonno, nel tardo pomeriggio di giovedì, dopo qualche ora trascorsa in ospedale per un malessere. Era del 1920 e il prossimo 13 giugno avrebbe compiuto cent’anni. La sua è stata un’esistenza lunga un secolo. La sua è stata una vita avventurosa e degna di essere raccontata. Tanto da essere stata scritta di pugno proprio dal suo protagonista in una raccolta di appunti che ora saranno fonte di ricordo per la sua famiglia e le future generazioni.

Giuseppe Comand è mancato il 2 gennaio nella sua abitazione di via Marconi, la casa che l’ha visto nascere e dove due giorni fa si è addormentato per sempre: le due signore che lo assistevano da qualche tempo si sono accorte che non respirava più e hanno chiamato i soccorsi, i quali non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso.

Oggi, alle 11, in Duomo a Latisana sarà celebrato il funerale di Bepi Comand, accompagnato nel suo ultimo viaggio dai figli Luigi e Marialuisa, dalla nuora Rita, dal genero Antonio e dai suoi numerosi nipoti Anna, Angela, Stefano e Andrea.

Una lucidità e una memoria da fare invidia: nonostante l’età, Bepi ricordava ogni dettaglio delle tante esperienze vissute, dalla più drammatica relativa a quando era prigioniero a Pola ed era costretto a collaborare alle fasi di recupero dei resti degli infoibati, fino alla più recente degli anni Sessanta, periodo in cui ha contribuito alla creazione del ponte che, attraversando il fiume Tagliamento, collegava Lignano Sabbiadoro a Bibione, nelle campagne di Bevazzana: 17 barche cementate del peso di 200 quintali l’una prese nel Polesine e portate sul Tagliamento, legate fra loro e sormontate da una passerella, percorribile in auto e a piedi. Il ponte è stato pensato e ideato da Comand, assieme al socio Ottavio Migliorini.

Diplomato all’istituto agrario di Pozzuolo del Friuli, dopo la guerra Comand subentra al padre come fattore nella gestione dei circa 400 ettari di un’azienda agricola di Bevazzana, nel 1946 sposa Modesta Maran conosciuta a San Giorgio di Nogaro in una delle “scorribande” in bicicletta compiute con gli amici coetanei.

Scelto nel 2018 dal presidente della Repubblica quale commendatore al merito della Repubblica Italiana, Giuseppe Comand era l’ultimo testimone oculare delle prime operazioni di recupero dei corpi degli italiani infoibati. «Impossibile cancellare il ricordo di quei giorni, anche se di anni ne sono passati tanti», ci aveva confidato in occasione dell’onorificenza. A Fiume con l’undicesimo Reggimento Genio di Udine, dopo l’8 settembre del 1943 viene fatto prigioniero e portato a Pola. Aveva il compito di lavare le tute di gomma che indossavano i compagni che seduti su un seggiolino di legno venivano calati nelle foibe, quegli stessi compagni che alla sera nel tentativo di liberare la mente, gli raccontavano tutto ciò che avevano visto.

Anche il ponte di barche era stato fonte di avventure come in occasione della prima alluvione del Tagliamento, datata settembre 1965, quando quel manufatto, rimesso in sede su ordine del Genio civile dallo stesso Comand, nonostante la forte corrente del fiume per giorni fu l’unico collegamento stradale per garantire i rifornimenti a Lignano. —



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