È morta a 53 anni “Valery”, colonna dei Draghi e regina delle cime

«Valery era una donna forte, tosta. Non si arrendeva, non si tirava mai indietro. Nelle arrampicate in montagna, come nel modo di affrontare la malattia». Sono le prime parole con cui il marito Emanuele descrive Valeria Tondon. Valery, così per tutti, è morta mercoledì pomeriggio all’ospedale di Palmanova, dopo lunga malattia.
Valery, era nata in Francia il 22 dicembre 1966, da una famiglia originaria di Gonars emigrata per lavoro. Ritornata in Friuli, da bambina assieme ai genitori e alle due sorelle, aveva compiuto gli studi a Gonars e iniziato lo Stringher a Udine. Aveva poi svolto diversi lavori fino a quando aveva trovato impiego come inserviente nel comune di Gonars.
Viveva da una quindicina d’anni a Trivignano Udinese, con il marito e la figlia Alice. Appassionata di montagna, un amore nato con le prime gite dei campi scuola parrocchiali e foraniali, aveva poi coltivato questa passione per le vette su sentieri sempre più impegnativi. Aveva conosciuto il marito Emanuele Antonutti ad un corso di arrampicata e assieme hanno vissuto diverse imprese. «Potevo proporle qualsiasi obiettivo – ricorda Emanuele – lei non si tirava indietro. Non si arrendeva mai. E lo ha dimostrato anche nel modo di affrontare la malattia. Amava la vita all’aria aperta. Appena ne avevamo la possibilità, andavamo in montagna. Poi quando non ha più potuto dedicarsi a percorsi impegnativi, si è accostata al mondo della bicicletta con il gruppo dei Draghi dove abbiamo trovato anche tante amicizie». «Una sportiva fuori dal comune – la ricorda Valdino Pacco del Cai di Palmanova –, persone così sono una fortuna per chi le incontra. Resta il rammarico per la perdita, ma quel che Valery ci lascia è un tesoro inestimabile».
Valery amava leggere, cucinare, ma soprattutto adorava le vette innevate. Il Monte Rosa e il Monte Bianco, le cime dell’Alto Adige erano nel suo cuore, ma adorava anche le montagne del Friuli con un legame affettivo particolare per il Matajur, affrontato in sella alla sua bici infinite volte. «Ci piace ricordare Valery – sono le parole di Stefano Nadalin, presidente del gruppo ciclistico “I Draghi” di Cervignano – con la sua grinta e la sua tenacia nell’affrontare ogni salita, instancabile e sempre con il sorriso».
Quello di Valery con la malattia, è stato un rapporto di lunga data, iniziato oltre vent’anni fa, con alterne vicende, guarigioni e recidive. «Valery era una persona straordinaria, – ricorda la sorella Isabella – sensibile, buona e di grande umiltà. Non badava all’apparenza, ma cercava l’essenzialità. Per lei la famiglia era un valore fondamentale, amava immensamente la figlia Alice ed era molto affezionata agli otto nipoti. Ha affrontato la malattia con grande dignità». I familiari raccontano come sia stato per loro di grande conforto la vicinanza di tanti amici, che non l’hanno mai lasciata sola. E rivolgono un ringraziamento a quanti si sono presi cura di lei con amorevolezza e professionalità. L’ultimo saluto le verrà dato oggi, al cimitero di Trivignano, con cerimonia privata come imposto dalle restrizioni per il coronavirus. —
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto