É fallimento per la Vetroresina di Povoletto: sessanta operai senza lavoro

POVOLETTO. Il sipario sulla vicenda del Vetroresina Group di Povoletto è calato con il provvedimento che il personale dell’azienda paventava da tempo ma che, ovviamente, sperava si riuscisse in qualche modo a scongiurare: il Tribunale di Udine ha decretato il fallimento della realtà produttiva, che navigava in cattive acque ormai da diversi mesi. Sfumata, dunque, l’ipotesi del concordato.
La curatela è stata affidata alla dottoressa Doretta Cescon e la prima scadenza tecnica, a questo punto, porta al 3 di novembre, data fissata per la presentazione dello stato passivo. Si è chiusa nel peggiore dei modi, quindi, una situazione che – pur essendo apparsa critica fin dalle prime avvisaglie – nelle scorse settimane era stata ravvivata da qualche (flebile) barlume di speranza, perché dai vertici della fabbrica era trapelato l’abbozzo di una possibile soluzione.
Non è andata così, purtroppo, e 60 famiglie (tanti sono i dipendenti della ditta) si trovano adesso, di conseguenza, in un limbo dai contorni ancora più incerti di quello in cui erano state costrette a vivere fino a questo momento.
«Il panorama è davvero critico», commenta Antonino Mauro, segretario regionale della Uiltec, che ha seguito le varie fasi dell'impasse e che ha voluto dare attestazione di concreta vicinanza ai lavoratori presenziando (in più giornate) al picchetto permanente organizzato dagli stessi all’ingresso dei capannoni, chiusi senza preavviso né spiegazioni.
Una via d’uscita ci sarebbe, secondo indiscrezioni, ma i tratti della teorica soluzione sono ancora troppo vaghi per poter indurre all’ottimismo. Quel che si può dire, dunque, è semplicemente che parrebbe esserci una società interessata ad affittare un ramo d’azienda, nella speranza di riuscire a rilanciare la produzione.
La realtà in questione avrebbe già pronti specifici progetti e sarebbe in grado – condizionale sempre d'obbligo – di riassorbire la metà, all'incirca, dei dipendenti della Vetroresina: il suo intervento, tuttavia, rappresenterebbe una sorta di esperimento, una fase transitoria. Gli anonimi imprenditori dovrebbero infatti capire – nell'arco di una manciata di settimane – se l’operazione sia capace di reggersi e di avere un futuro. Solo a quel punto potrebbero mettersi in gioco nell’asta fallimentare, puntando all’acquisizione dell’industria.
Nello stabilimento di Povoletto, sprangato da aprile, continua a essere operativa solo la Vetres, piccola attività imprenditoriale che aveva affittato una parte dei locali. Fondata nel 1960 e specializzata nella produzione di materiali in vetroresina (che venivano smerciati a livello internazionale, in ampia percentuale nel contesto europeo), la fabbrica non godeva di buona salute da un bel po’, come detto sopra, ma era entrata in piena crisi lo scorso dicembre.
Erano iniziati allora i guai economici per il personale, trovatosi all’improvviso senza stipendio. La situazione era poi precipitata quando, in aprile appunto, i lavoratori – che per cercare di salvare il salvabile si erano anche resi disponibii a incrementare i turni, saliti da 3 a 4 – si erano letteralmente ritrovati sulla strada: la fabbrica, infatti, aveva chiuso i suoi cancelli.
Era iniziata così una lunga, sofferta fase di protesta (sempre composta, peraltro): i 60 dipendenti avevano deciso di manifestare davanti allo stabilimento deserto, dandosi il cambio. Ogni mattina, per numerosi giorni – e con qualsiasi condizione meteo – , un drappello di persone si era raccolto nel cortile dell'industria, in attesa di un segnale da parte della proprietà. La decisione del Tribunale, adesso, mette fine al prolungato stato di incertezza.
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