E a “casa” dello Specialista fa flop la guerra alle scommesse

ROVEREDO IN PIANO. Se c’è un luogo dove la dea bendata è di casa, nel Pordenonese, quello è sicuramente il Punto Better di via XX Settembre a Roveredo in Piano. Nella ricevitoria gestita dal consigliere comunale Alberto Cattaruzza le vincite fioccano, e non solo per lo “Specialista”, il mago avianese delle scommesse che ha sbaragliato ogni record di pronostici azzeccati.
Tra i tanti emuli che provano a seguire le sue orme, ultimamente, uno ha attirato su di sé curiosità e attenzioni: si tratta di un lavoratore autonomo che risiede a Sacile, di mezza età, che nel giro di quaranta giorni si è intascato 70 mila euro. «Mi merito una vacanza – ha raccontato lo scommettitore al Messaggero Veneto –. Partirò con mio figlio per Capo Verde a gennaio: sole, mare e relax». Ha una tecnica infallibile – tanto da essersi già meritato il soprannome di “uomo macchina” –, punta pochi euro (su eventi calcistici) che gli fruttano dei bei gruzzoletti grazie al meccanismo di moltiplicazione delle quote. Lo “Specialista” segue una filosofia differente, preferendo giocare su quote alte e spaziando tra diverse discipline sportive. «È una persona molto riservata – spiega Cattaruzza, riferendosi all’avianese –, scommette per passione e non per fare i soldi». Nel giro di qualche anno ha vinto oltre mezzo milione di euro, una parte dei quali gli ha permesso di comprarsi una casa e andare a vivere per conto proprio. Tempo fa, ricorda Cattaruzza, al Punto Better giocava anche una sistemista “in gonnella”, che risiedeva in paese. «Molto brava, appassionata di calcio francese. Da un po’ si è trasferita all’estero».
La fortuna è di casa, si diceva, a Roveredo, dove il Comune si è schierato in prima linea – adottando il “marchio” no slot – contro gli eccessi derivanti dal gioco d’azzardo. Tra le iniziative adottate dall’amministrazione del sindaco Mara Giacomini, un bando che offriva mille euro una tantum agli esercenti che decidessero di eliminare le macchinette mangiasoldi (una ventina quelle presenti in paese, escludendo la sala slot e vlt su via Brentella) per almeno cinque anni. Nessun commerciante ha risposto all’invito, guardandosi bene dal rinunciare a quella che, volenti o nolenti, è una legittima fonte di reddito.
«Sono apparecchi che rendono – conferma Cattaruzza, che ne possiede alcuni –. Meglio che sia lo Stato a gestirli, nella legalità, piuttosto che metterli al bando con il rischio di favorire il gioco clandestino. Il legislatore, piuttosto, dovrebbe porre un limite al numero di macchinette rapportato alla popolazione residente in un determinato territorio, evitando di “amplificare” la diffusione del prodotto».
La legge regionale pone un veto solo alla distanza tra le nuove installazioni di apparecchi e i luoghi sensibili come scuole e chiese. «Sposterei piuttosto l’attenzione – conclude Cattaruzza – sui Gratta e vinci: mi fanno rabbia i genitori che li comprano e li fanno grattare ai bambini. Bisognerebbe agire a scuola, insegnando ai ragazzi i rischi del gioco irresponsabile».
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