Duello sulla pipì con multa da 4.500 euro
Una pipì può costare molto cara. Per l’esattezza, 4.500 euro. L’autore, un trentenne residente a Pordenone, è stato colto sul fatto sei mesi fa al mercato nei pressi di piazza della Motta.
Per problemi di salute – cosa che il suo legale Alessandro Sperotto intende dimostrare dinanzi al giudice di pace – non riusciva più a resistere e così ha scelto un angolo sufficientemente appartato per orinare. Non abbastanza, evidentemente, dato che è stato pizzicato in flagranza dai vigili urbani.
Atti contrari alla pubblica decenza: reato previsto dall’articolo 726 del codice, ora depenalizzato. Fare la pipì per strada non è più reato, dunque. Così come tutti gli altri comportamenti compresi in tale articolo.
Ma la sanzione amministrativa pecuniaria è un vero e proprio salasso. Un tempo, invece, l’imputato poteva cavarsela con l’ammenda da 10 a 206 euro in caso di condanna. O con un piccolo risarcimento alla parte offesa per procedimenti relativi ai reati di ingiuria.
Dei procedimenti amministrativi derivati dai reati depenalizzati se ne deve occupare la Prefettura. All’autore degli atti contrari alla pubblica decenza arriva l’ordinanza che ingiunge il pagamento della sanzione.
Per evitare l’esborso, ci si rivolge al giudice di pace, opponendosi all’ordinanza. È vero, quindi, che tali pratiche, relative ai reati ora depenalizzati (come l’ingiuria, gli atti osceni in luogo pubblico, gli atti contrari alla pubblica decenza, etc...) non ingolfano più i tribunali monocratici. Si intasano, però, le aule dei giudici di pace. Senza contare l’aggravio dei costi per chi si ritrova con sanzioni pecuniarie pesantissime da pagare. Il carico di lavoro, per le forze dell’ordine e la prefettura, è destinato dunque ad aumentare.©RIPRODUZIONE RISERVATA
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