Due anni fa la medaglia di Giada Rossi a Rio «Così prepariamo in famiglia il bis a Tokyio»

la storia
Davide Francescutti
Giro di boa per il percorso olimpico di Giada Rossi, la 24enne campionessa friulana di tennistavolo in carrozzina. Infatti due anni fa, proprio il 12 settembre, conquistava alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro una medaglia di bronzo che aveva i riflessi dell’oro, da tanta era stata la tenacia che l’aveva contraddistinta nella lotta per il podio. E due anni, sempre a partire da oggi, mancano al prossimo appuntamento a cinque cerchi, in programma a Tokyo.
Un viaggio, quello nella capitale nipponica, al quale si sta preparando con i suoi primissimi tifosi, ovvero la sua famiglia: la madre Mara, il padre Andrea e il fratello Simone che, nella loro casa di Poincicco di Zoppola, rappresentano un punto fermo nella carriera, spesso in giro per il mondo, di Giada, al quale fare sempre ritorno. «Pensate – racconta il papà – che da inizio giugno a fine ottobre, tra tornei, raduni e i campionati mondiali del prossimo mese in Slovenia, abbiamo calcolato che avrà solo 5 giorni liberi in cui non prenderà in mano la racchetta. Noi cerchiamo di essere presenti a tutte le sue gare e anche se a casa ne sentiamo la mancanza, ovviamente, siamo sempre al suo fianco perché, come ci piace ricordare, noi siamo, tutti insieme, Giada Rossi».
E da quello sfortunato tuffo in piscina che dieci anni fa ha cambiato per sempre la vita di Giada, fino ad allora giocatrice di volley di buon livello, la famiglia Rossi si è unità ancora di più. «Siamo sempre stati molto legati – continua Andrea – ma da allora è iniziato un percorso che ci ha resi ancora più forti. E Giada, anche in recenti interviste, ha ricordato che quello che voleva raggiungere con la pallavolo ora, lottando, vuole ottenerlo con il tennistavolo». Sport che in Cina, si sa, è quasi un affare di Stato: qui, a fine agosto, Giada ha vinto gli Open di Pechino sconfiggendo la beniamina di casa e numero uno al mondo Liu.
«Un grandissimo risultato – sottolinea Rossi senior – frutto dell’intenso lavoro che Giada svolge con il direttore tecnico della nazionale Alessandro Arcigli, il quale ha studiato insieme a lei colpi che le permettono di affrontare qualsiasi delle avversarie top del resto del mondo. Con lui si è creato un gran rapporto: viene a Zoppola per seguire gli allenamenti di Giada quando è a casa mentre Messina, la sua città natale, ha “adottato” con grande calore nostra figlia».
E ancora, tanti altri volti fondamentali in questo biennio appena concluso e per quello successivo. Dal resto dei parenti, con gli zii in testa, alla comunità zoppolana che, a partire dal sindaco Francesca Papais, la sostiene. Da Eva Pittini, amica e infermiera al seguito della nazionale italiana di tennistavolo paralimpica, alla Federazione fino alle compagne e compagni in maglia azzurra e nel suo nuovo club, lo “Sport è vita” di Imola.
Proprio tra Imola, ai vertici nazionali in campo riabilitativo, Verona e Lignano Sabbiadoro, sede degli allenamenti collegiali, si sta dividendo in queste settimane Giada (attualmente la preparazione è in corso nella località balneare friulana) in vista dell’appuntamento iridato in Slovenia, che si svolgerà a Celje dal 15 al 21 ottobre. Nel frattempo, come detto, Tokyo si avvicina. «E pensare – conclude Andrea Rossi – che inizialmente l’obiettivo era quello di vincere una medaglia in Giappone, facendo esperienza a Rio: Giada, però, con la racchetta dà ogni volta più del 100% e quindi in Sol Levante ci arriverà con ancora più forza, senza dimenticare l’umiltà e la professionalità che l’hanno sempre contraddistinta. Come famiglia ci stiamo già attrezzando per seguirla: con l’aiuto di un’insegnante giapponese che vive a Udine, abbiamo iniziato a vedere dove allestire il campo base del team di supporter. Sembrano tanti due anni, ma voleranno. Vogliamo anche noi, come Giada che s’impegnerà per qualificarsi, arrivare in Giappone preparati». —
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