Dopo una settimana in zona gialla, ecco quali parametri hanno portato il Friuli in zona arancione

UDINE. L’aumento dei contagi continua a essere costante, non soltanto da un punto di vista giornaliero, ma anche nel trend settimanale certificato dal monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità.
Nel corso del periodo compreso tra il 4 e il 10 gennaio, infatti, all’interno dei confini del Friuli Venezia Giulia si sono registrati complessivamente 3 mila 273 nuovi casi di contagio – contro i precedenti 2 mila 497 – con un aumento del 30,8%, esattamente, cioè, quanto calcolato dalla Task force regionale anti-coronavirus.

Un balzo in avanti notevole che, però, non ha influenzato molto l’Rt del Friuli Venezia Giulia. Sulle motivazioni per cui l’indice di contagio sia rimasto sostanzialmente stabile – considerato che è passato da 0.91 a 0.94 nonostante la crescita dei casi – è probabile che pesi il fatto di come al ministero i calcoli si effettuino soprattutto in relazione ai casi sintomatici di coronavirus che vanno a incidere, appunto, nel calcolo complessivo. Non soltanto, però, perché è altrettanto vero che pur di fronte a una sostanziale stabilità dei focolai attivi – passati da mille 789 a mille 710 –, i nuovi cluster sono decisamente aumentati.
Nella settimana presa in considerazione, i nuovi focolai sono stati 894 contro i 668 di quella dal 28 dicembre al 3 gennaio, ma pare che siano stati di dimensioni più contenute. Tutti fattori, questi, che avrebbero permesso all’Rt del Friuli Venezia Giulia di restare sotto quota 1, ma, come ormai noto, non di evitare la zona arancione in virtù del giudizio di alto rischio figlio dei 21 parametri complessivi.
Le terapie intensive
C’è un altro dato che balza agli occhi e che porterà con ogni probabilità il Friuli Venezia Giulia ad abbandonare la zona gialla per entrare in quella arancione.
Parliamo, in poche parole, del tasso di occupazione delle Terapie intensive da parte di pazienti affetti da Covid in proporzione al numero assoluto di posti-letto a disposizione nei reparti di emergenza degli ospedali del Friuli Venezia Giulia. Il monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità certifica come al 12 gennaio – data dell’ultimo aggiornamento ufficiale – in regione fosse occupato il 39% dei posti a disposizione con un aumento di 3 punti percentuali rispetto alla settimana precedente e abbondantemente sopra il tetto del 30%.
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Attenzione, però, perché quella del Friuli Venezia Giulia è una situazione comune a diverse regioni. Al 13 gennaio, quando il tasso del nostro territorio era leggermente diminuito fino ad arrivare al 38%, in Veneto si toccava il 42%, in Lombardia il 45%, in Emilia-Romagna il 42%, in Puglia il 46% fino alle situazioni più gravi registrate in Umbria con il 53% e nelle Marche con il 57%. Nello scenario italiano, inoltre, soltanto cinque regioni possedevano, due giorni or sono, un tasso di occupazione dei reparti di emergenza inferiore al 30% stabilito dal ministero ed erano, nel dettaglio, Sardegna (27%), Abruzzo (26%), Molise (23%), Campania (22%), Calabria (16%) e Basilicata con appena il 9% della disponibilità complessiva dichiarata al Governo.
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