Docenti, nessun arrivo da fuori Provincia

E’ stata bloccata l'assunzione degli insegnanti provenienti da altre Province. È l'effetto del congelamento delle posizioni che dal Friuli Vg si allarga all'intera penisola. In altre parole, i docenti inseriti “a pettine” nelle liste, cioè in base al punteggio maturato, e non in coda, compariranno sì nelle graduatorie, ma non otterranno cattedre. E nel frattempo il posto andrà a chi ha occupato senza soluzione di continuità la medesima graduatoria. Dunque si tratta di accantonamenti in attesa della sentenza del Tar del Lazio che ci si attende dichiari la mancata competenza in materia di graduatorie. La palla a quel punto passerà al giudice ordinario. Il precario avrà 30 giorni di tempo per decidere come agire, ma soltanto su base individuale o non di class action come già accaduto per l'Anief (l'Associazione professionale e sindacale della scuola, promotrice del ricorso sugli ingressi a pettine). Trascorsi i 30 giorni, le nomine saranno diventate effettive. Con buona pace di viaggi lungo lo Stivale (anche se in regione la maggior parte dei passaggi era avvenuta fra Province, con un centinaio di ingressi in quella friulana) la procedura di immissione “a pettine” sarà bloccata.
A questo punto la competenza per la copertura dei posti accantonati sarà affidata ai dirigenti scolastici che procederanno alle nomine da graduatorie di istituto, stilando contratti con natura provvisoria. I posti destinati agli ingressi "a pettine" saranno occupati solo temporaneamente, in attesa della pubblicazione della sentenza del Tar. In base alle prescrizioni, a quel punto, l'Ufficio scolastico regionale avrà due possibilità: chiudere i contratti con i supplenti se il Tar darà ragione ai ricorsisti Anief, oppure prolungare i medesimi contratti fino alla fine dell'anno scolastico. «L'operazione è iniziata in Friuli e presto si estenderà a tutte le regioni con una nota ministeriale», spiega il senatore leghista Mario Pittoni (nella foto). E parlando dei "diplomifici", ovvero quegli escamotage che consentono ai precari di accumulare punti senza un effettivo impegno intellettivo, ma squisitamente economico, dice Pittoni: «E’ allo studio la riforma del reclutamento perché non è corretto costringere i ragazzi a spendere mille euro per mantenere la propria posizione. È un business cui porremo fine con la riforma del reclutamento: un quinto del punteggio sarà determinato dai titoli, la restante sarà oggetto di prove su base provinciale».
Michela Zanutto
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