Dipendenti in fuga dai Comuni Sindaco scrive a tutti i colleghi

TRIVIGNANO UDINESE. Si è messo davanti al computer e ha buttato giù una lettera, esasperato per la situazione, ma anche desideroso di fare squadra con gli altri sindaci e portare il problema all’attenzione del consiglio regionale. Il primo cittadino di Trivignano Udinese, Roberto Fedele, ha inviato 215 mail ai colleghi del Friuli Venezia Giulia. «Quello che ti manifesto in queste poche righe – ha esordito – è un grido di disperazione rispetto alla drammatica situazione del personale dei nostri Comuni che, in quest’ultimo periodo e in particolare modo nelle realtà medio piccole, sta letteralmente migrando altrove, utilizzando l’istituto della mobilità…».
Fedele (che nel suo ente locale ha visto sei dipendenti andarsene ed è riuscito a sostituirne uno solo) spiega che nel giugno 2014 la Regione ha attuato una modifica normativa (per Fedele «scellerata») in base alla quale l’ente di appartenenza, il Comune, non può negare, neppure temporaneamente, la richiesta di mobilità. «Ma questo – aggiunge Fedele – è anche contrario all’articolo 97 della Costituzione, secondo il quale i pubblici uffici devono essere organizzati, in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione. Ma com’è possibile farlo quando ci si ritrova senza dipendenti? Il tutto in un contesto di riorganizzazione degli enti locali (le Uti) che spinge i dipendenti a trasferirsi verso comuni più popolosi».
Da qui l’idea di scrivere ai colleghi per conoscere la loro situazione, se hanno perso dipendenti e quanti. L’obiettivo è di far poi conoscere queste difficoltà al consiglio regionale. Fedele riferisce di aver già ottenuto diverse risposte e tutte condividono la preoccupazione per il futuro dei Comuni. Racconta Manfredi Michelutto, vicesindaco di Ronchis: «Noi abbiamo, ad esempio, un lavoratore interinale all’anagrafe e solo fino a maggio… Ma non siamo gli unici. Marano, Muzzana, Palazzolo, Pocenia si trovano in situazioni simili, chi in un settore chi in un altro. I dipendenti chiedono di andare verso comuni più grandi, ma la mobilità decisa da una parte sola non è giusta».
«Mi ritrovo il personale ridotto all’osso – spiega Cristina D’Angelo di Rive d’Arcano – e, quando uno va in malattia o in ferie, si rischia di interrompere il servizio. La situazione del personale nei Comuni è pesante. Noi abbiamo approvato lo statuto dell’Uti, ma questa fase di stasi non fa bene a nessuno». Geremia Gomboso, sindaco di Lestizza, condivide l’iniziativa di Fedele: «La situazione del personale è, a dir poco, imbarazzante. Nel mio comune dovrei avere 19 persone in pianta organica e ne ho 13. Due bandi sono andati deserti e io sono costretto a fare il titolare di posizione organizzativa».
Ora il sindaco di Trivignano attenderà ancora qualche giorno per raccogliere altre risposte, poi fisserà un incontro. «Vedremo di raccogliere in un documento le nostre difficoltà e di rappresentarle al consiglio regionale» conclude.
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