Dietrofront della destra austriaca: no al referendum per uscire dall’Ue

VIENNA. Le destre nazionaliste e antieuropeiste perdono il loro - almeno in questo momento - più importante vessillifero: Norbert Hofer. Sì, proprio lui, il candidato alla presidenza della Repubblica austriaca, numero due dell’Fpö, il Partito liberal-nazionale austriaco che un tempo era stato di Jörg Haider e che ora è guidato da Heinz-Christian Strache.
Hofer aveva fatto dell’Unione Europea uno dei bersagli della sua campagna elettorale, preferito perfino a quello dei profughi. Dopo la Brexit, in un’intervista al quotidiano viennese “Österreich”, aveva sostenuto la necessità che anche i suoi connazionali fossero chiamati ad esprimersi in un referendum sull’uscita dell’Austria dall’Unione europea.
Aveva posto la scadenza di un anno: se entro quel termine l’Europa non si fosse discostata dal suo centralismo e non fosse tornata ai suoi “valori originari” (da lui intesi come un’area di mercato comune, senza però un’unione anche politica), allora «sarebbe giunto il momento di dare la parola agli austriaci», perché potessero decidere liberamente su una eventuale “Öxit”, ovvero una fuoriuscita dell’Austria dalla Ue come è avvenuto per la Gran Bretagn.
Sono passate due settimane da allora ed ecco l’improvvisa giravolta di 180 gradi: «Io non sono favorevole a un'uscita dall’Ue - ha dichiarato in un’intervista a Oliver Pink, giornalista del quotidiano conservatore “Die Presse” - Per l’Austria ciò rappresenterebbe senza dubbio un danno».
Marine Le Pen, leader dell’estrema destra francese promette una “Frexit” entro l’anno; il leader della Lega Matteo Salvini chiede insistentemente qualcosa di simile (benché la Costituzione italiana non consenta referendum su trattati internazionali).
Lui invece no. Lui, Hofer, sostiene il contrario. Non è tiepidamente favorevole alla permanenza del suo Paese nell’Unione, è invece fermamente convinto che debba continuare a farvi parte in questo modo rompendo un fronte che pareva unitario.
Cos’è successo in queste due settimane d’averlo indotto a una simile capriola? Si possono avanzare soltanto ipotesi. La prima è che Hofer si sia accorto dai sondaggi che gli austriaci, soprattutto dopo la Brexit, sono in maggioranza propensi a restare nell’Ue. Magari criticano Bruxelles, ma non vogliono distaccarsene.
La seconda è che un referendum del tipo Brexit non rientra nella linea politica dell’Fpö. Il partito è da tempo in testa ai sondaggi e Strache punta alla carica di cancelliere, dopo le elezioni del 2018.
Per raggiungere l’obiettivo non deve fare molti sforzi (i partiti avversari ci pensano da sé a perdere consensi), deve soltanto stare quieto, senza colpi di testa che potrebbero impaurire gli elettori moderati. Un referendum sull’Ue è uno di questi. Meglio allora rimetterlo nel cassetto e mostrare un volto più moderato e “tranquillizzante” nei confronti dell’elettorato austriaco.
Naturalmente anche “Die Presse” ha chiesto conto a Hofer di questo voltafaccia. L’intervistato non ha smentito ciò che aveva dichiarato a “Österreich”, ma ne ha sminuito la portata. Il referendum sarebbe soltanto l’ultima ratio, qualora l’Unione europea continuasse ad evolversi in senso centralista, ma lui confida che ciò non avverrà.
Inevitabile la domanda dell’intervistatore sulle differenze tra l’Fpö e gli altri movimenti nazionalisti europei sull’uscita dall’Ue, in particolare il Front National di Le Pen. «Sulla questione - ha risposto Hofer - devono decidere i francesi cosa fare. Io posso solo dire: non voglio che l’Austria esca dall’Unione europea. Perché sarebbe un errore».
Rinunciando in modo così categorico al referendum anti Ue, Hofer priva l’avversario alle presidenziali, l’ex verde Alexander Van der Bellen, di uno dei principali elementi di distinzione. Van der Bellen è da sempre convinto europeista e non aveva mancato di criticare la precedente presa di posizione di Hofer in favore di un referendum sull’uscita.
«Se l’Fpö e il signor Hofer fantasticano su un’uscita dell’Austria dall’Ue, giocano con il fuoco. Il solo strizzare l’occhio a una Öxit danneggia l’Austria e ne pregiudica gli investimenti». Un tema che non mancherà di ritornare al centro della campagna elettorale con l’accusa alla destra di avere proprio sui rapporti con l’Unione europea una posizione altalenante e contraddittoria. Saranno ancora gli elettori chiamati al voto delle presidenziali a dover decidere chi risulta più credibile.
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