Denunciato da due donne, trovato morto
CASARSA
Doveva presentarsi dai carabinieri per l’obbligo di firma ieri mattina. Non vi è mai giunto. I carabinieri della stazione di Casarsa sono andati a controllare la sua abitazione in via Manaras. Già un paio di giorni prima si era ferito a un polso e poi aveva chiamato i soccorsi. Cancello e porte di casa erano aperte, i dintorni silenti. Il caporal maggiore scelto Pierluigi D’Alfonso, 38 anni, era esanime nel garage.
Gli inquirenti hanno trovato un biglietto d’addio indirizzato ai suoi familiari in cui ha salutato tutti. Il graduato di truppa, di stanza da diversi anni all’undicesimo reggimento dei bersaglieri di Orcenico, abitava da solo a Casarsa. Era fidanzato. Originario de L’Aquila, era un volontario dell’esercito in servizio permanente alla caserma Leccis di Orcenico. Colleghi e superiori del reggimento hanno appreso la notizia della sua scomparsa con sconcerto e sgomento. I commilitoni lo descrivono come una persona riservata.
I detective dell’Arma e della compagnia di Pordenone hanno svolto accertamenti approfonditi nella giornata di ieri per escludere responsabilità di terzi. Il nucleo investigativo provinciale, coordinato dal tenente Pierluigi Grosseto, ha eseguito solo i rilievi. Sul caso gli inquirenti mantengono il più stretto riserbo. Per prassi, in questi casi, vengono sondate tutte le piste alternative. Per scrupolo sarà eseguita l’autopsia a conferma delle cause del decesso.
La misura cautelare era stata affievolita dal gip dopo l’interrogatorio di garanzia, mercoledì 29 dicembre, dai domiciliari all’obbligo di firma. Prima di Natale il militare era finito agli arresti domiciliari dopo le denunce presentate da due badanti. Le donne, di 44 e 60 anni, avevano riferito agli inquirenti di essere state oggetto di molestie dopo essersi recate nel suo appartamento per un colloquio di lavoro, una il 27 novembre, l’altra il 9 dicembre.
La prima aveva dichiarato di essere riuscita a fuggire, la seconda, invece, di essere stata bloccata. Non erano stati riferiti contatti fisici. Il pm aveva aperto un fascicolo per l’ipotesi di violenza sessuale (tentata e consumata) perché, pur non trattandosi di abusi, gli episodi denunciati rientravano formalmente in questa fattispecie ai fini dell’iscrizione. Le donne avevano riconosciuto l’indagato dalle fotografie, una ha fornito il suo indirizzo.
All’interrogatorio dinanzi al gip il militare, assistito dai legali Alessandro Piccolo e Leandro Savoca aveva respinto gli addebiti e negato qualsivoglia forma di violenza, costrizione o sottomissione psicologica. Aveva confermato solo di aver contattato le donne per un aiuto nelle pulizie, ma poi aveva fornito una versione dei fatti diametralmente opposta a quella delle denuncianti. La difesa aveva sottolineato che il graduato aveva offerto la massima collaborazione per dimostrare la propria estraneità. —
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