Danieli, annullate cartelle per 85 milioni di euro

Udine, lo ha deciso la Commissione tributaria accogliendo il ricorso dell’azienda. Il processo per esterovestizione e frode fiscale si arena sulle rogatorie

UDINE. La Commissione tributaria provinciale di Udine ha accolto il ricorso presentato dalla Disa, società del gruppo Danieli, annullando gli avvisi di accertamento emessi dall’Agenzia delle Entrate nei confronti dell’azienda per 85 milioni di euro.

A produrre le sentenze in tribunale è stato l’avvocato Maurizio Miculan che, assieme al professor Tullio Padovani, incarna il collegio difensivo nel maxi-processo ai vertici della Danieli di Buttrio sulla presunta maxi-frode fiscale che, complessivamente, secondo l’accusa, avrebbe sottratto all’Erario redditi per complessivi 281 milioni di euro consentendo un’evasione di imposte per 81 milioni.

Era già stata disposta la riunione in un unico processo del filone principale dell’inchiesta e di quello relativo alle accuse di esterovestizione con le contestazioni riferite agli amministratori lussemburghesi.

Proprio in relazione a quest’ultimo filone d’inchiesta che coinvolgeva la Disa, l’Agenzia delle Entrate aveva emesso avvisi di accertamento per 85 milioni di euro. Importi, di fatto, ridimensionati rispetto a quelli riportati dai militari della Guardia di Finanza nel verbale di accertamento.

Il processo, che ha preso il via dinanzi al giudice Angelica Di Silvestre a febbraio, vede coinvolti 11 manger.

Miculan e Padovani assistono il presidente Giampiero Benedetti, Alessandro Brussi, Enzo Ruscio, Zeno Bozzola, Alessandro Trivillin, Carla De Colle ed Ezio Bianchi. Lo stesso Miculan è difensore di fiducia di Reno Maurizio Tonelli, Vania Bravini, John Seil e Thierry Fleming.

Il processo è approdato alla seconda udienza in cui i rappresentanti della pubblica accusa Raffaele Tito e Claudia Danelon avevano chiamato a deporre il personale della Guardia di Finanza cui erano state delegare le indagini per ricostruire la complessa vicenda.

L’udienza si è arenata sulla questione delle rogatorie da Singapore e da Hong Kong, un caposaldo dell’accusa. I pm hanno infatti chiesto al giudice l’acquisizione degli atti destinati a dimostrare i reati di frode fiscale attraverso la ricostruzione e l’identificazione dei pagamenti effettuati da Danieli.

È stato il collegio difensivo a eccepire un difetto di notifica. In attesa degli adempimenti necessari per regolarizzare le notifiche, quindi, il giudice ha aggiornato l’udienza al prossimo 14 ottobre.

Nel frattempo, la difesa ha depositato le sentenze ottenute in sede fiscale che, di fatto, comportano l’annullamento di avvisi di accertamento per 85 milioni.

L’Agenzia delle Entrate, Direzione provinciale di Udine, aveva notificato a Danieli international Sa, società con sede legale in Lussemburgo, gli avvisi di accertamento in relazione all’imposta Ires asseritamente dovuta dalla Disa in relazione alla quale l’Agenzia ha ravvisato il fenomeno di esterovestizione, ritenendo che, nonostante la sede legale fosse in Lussemburgo, in realtà la direzione effettiva fosse a Buttrio.

Danieli ha presentato ricorso assistita dall’avvocato Roberto Lunelli e dal professor Andrea Manzitti. Ricorsi che sono stati accolti. «Si tratta di sentenze che vanno nel solco della decisione assunta dalla Corte di Cassazione per il caso Dolce & Gabbana – commenta Miculan – la quale riconosce come si possa parlare di esterovestizione solo laddove la società all’estero sia una costruzione fittizia, cosa che la Commissione ha escluso per Disa».

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