Dalai Lama, è “guerra” fra Cina e Friuli

Lettera dall’ambasciata a Fontanini, Honsell e Tondo sulla recente visita: «Grave connivenza con la “cricca” tibetana»
Udine 22 Maggio 2012. Incontro con il Dalai Lama. Telefoto Copyright Petrussi Foto Press /Diego Petrussi
Udine 22 Maggio 2012. Incontro con il Dalai Lama. Telefoto Copyright Petrussi Foto Press /Diego Petrussi

UDINE. «Il governo cinese è rimasto molto scontento per la recente visita del Dalai Lama a Udine, avvenuta il 23 e 24 maggio». Comincia così la dura lettera arrivata sul tavolo del presidente della Provincia, Pietro Fontanini, di quello della Regione, Renzo Tondo, e del sindaco di Udine, Furio Honsell. A spedirla è stata l’ambasciata della Repubblica popolare cinese in Italia. Ed è “guerra” fra Cina e Friuli.

Nella missiva, spedita anche al ministero degli esteri, i rappresentanti del governo cinese affermano di avere «appreso con sgomento che le autorità friulane hanno incontrato il Dalai Lama durante la visita a Udine. Purtroppo i recenti incontri – si legge nella lettera arrivata via fax – hanno costituito la terza ingerenza negli affari cinesi nel giro di pochi mesi e hanno ferito il sentimento del nostro popolo. La Cina si oppone con fermezza alla visita di Dalai Lama che in veste di capo spirituale non ha che diffuso le propagande demagogiche contro la Cina».

Quindi l’auspicio da parte del governo di Pechino è che le autorità italiane «siano pienamente consapevoli della gravità della connivenza nei confronti degli atti scissionistici della cricca del Dalai Lama» e le invitano a contenere «i propri atti e le parole sterilizzando l’impatto negativo di tale visita evitando in futuro di sottoscrivere qualsiasi iniziativa separatista attuata dal Dalai Lama».

La risposta alla reprimenda da parte degli amministratori friulani si è fatta attendere un po’. Del resto non capita tutti i giorni di dover replicare a una protesta giunta dal governo di una superpotenza. La prima è partita ieri da palazzo Belgrado.

«La Cina e l’Italia sono due grandi Paesi. Il popolo friulano e quello tibetano sono due piccole minoranze – ha esordito il presidente Fontanini –. Non vi è stata alcuna volontà di mancare di rispetto a entrambi nell’incontrare il Dalai Lama. Il nostro Paese è una repubblica democratica e, in base al principio di democrazia, abbiamo inteso parlare con il capo dei monaci tibetani. La Costituzione sancisce altresì all’articolo 6 “La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche”. L’Italia ha ratificato inoltre la “Dichiarazione sui diritti delle persone appartenenti alle minoranze nazionali o etniche, religiose e linguistiche”».

Fontanini ha poi sottolineato come sia stato stigmatizzato il fatto che il popolo tibetano è oggetto di violenze da parte delle truppe di occupazione cinese, «ma – ha precisato – lo stesso avremmo fatto per altre situazioni, sicuri che ciò non avrebbe precluso i rapporti con altri Paesi».

«Gli incontri dei giorni scorsi con il Dalai Lama non avevano fine eversivo nei confronti della Cina. L’auspicio – ha chiosato Fontanini – è che, se si dovrà trovare una soluzione per la questione del Tibet, venga attuata quella che rispetta il volere del popolo tibetano di vivere in pace e autonomia nel proprio territorio».

Anche il sindaco Honsell annuncia l’invio di una lettera «per rassicurare l’ambasciata che si è trattato di una visita di carattere spirituale ed educativo improntata alla comprenzione tra i popoli e all’armonia fra le religioni, non a forme di propaganda anti-cinese. Spiegheremo – aggiunge – che la questione tibetana non è stata toccata nella visita. Inviteremo il governo di un grande Paese come la Cina, maestra di cultura e di valori nella sua storia millenaria, a risolvere la questione tibetana che resta un problema attuale e irrisolto».

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