Dai mutui per la prima casa agli affitti per i negozi: ecco come si sta muovendo il governo per fronteggiare l'emergenza coronavirus

UDINE. L'ultima misura annunciata punta a ridurre il rischio che, di fronte alla serrata prolungata, si sviluppi nel Paese un'emergenza legata all'approvvigionamento dei viveri. Ma il governo, in questo mese cadenzato dall'approvazione di decreti mirati a contrastare la diffusione del coronavirus, ha provato a mettere in campo le prime, forse ancora insufficienti, misure che consentano di limitare l'impatto economico del lockdown. Dai mutui prima casa per i liberi professionisti agli sgravi sugli affitti di negozi e locali, passando dall'annunciato buono spesa fino ai bonus per il pagamento delle babysitter, ecco un breve prontuario per districarsi tra i provvedimenti fin qui adottati.
Un anticipo da 4 miliardi per i comuni. Sabato il premier Giuseppe Conte ha annunciato un nuovo Dpcm per far fronte all’emergenza alimentare causata dal coronavirus. Oltre ai 400 milioni legati al bonus spesa per fronteggiare la richiesta di approvvigionamento delle derrate alimentari per i nuclei familiari indigenti, il governo ha stanziato per i Comuni 4,3 miliardi sui fondi di solidarietà comunale.
Nel testo del decreto si specifica come il governo «procederà all’erogazione immediata dell’anticipo del 66% ai Comuni, pari a 4,3 miliardi in anticipo rispetto alla scadenza ultima prevista per maggio». Una scelta contestata da molti primi cittadini, anche in Friuli Venezia Giulia, perché considerata una mossa di propaganda rispetto a fondi che sarebbero stati comunque ripartiti agli 8 mila comuni italiani a partire da maggio. Il provvedimento è stato tuttavia ratificato con il consenso dell’Anci, l’associazione dei Comuni, tanto che il suo presidente - il sindaco di Bari Decaro - ha partecipato alla conferenza stampa con Conte e il ministro Gualtieri in cui si annunciava il varo della misura.
Buoni spesa dai Comuni. Tra le misure annunciate sabato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ci sono anche i buoni spesa: per finanziarli è previsto uno stanziamento di 400 milioni di euro. La distribuzione avverrà in base alla popolazione e secondo gli indici di povertà dei territori: toccherà ai Comuni, come chiarito ieri dall’Anci scegliere come utilizzare i fondi e distribuire i tagliandi.
Ci saranno municipi che demanderanno la distribuzione dei buoni ai Banchi alimentari, se presenti, e altri Comuni che punteranno invece sui servizi sociali. Da definire il valore di ciascun buono, che potrebbe essere compreso tra i 25 e i 30 euro. Conte nelle scorse ore ha lanciato un appello alle aziende della grande distribuzione perché aggiungano un 5 per cento o 10 per cento di sconto a chi fa la spesa con questi buoni spesa. La Coldiretti ha stimato sui dati contenuti nella Relazione annuale Fead di giugno 2019 che la regione con il maggior numero di indigenti in Italia è la Campania (20% della popolazione), seguita da Sicilia (14%) e Calabria (11%).
Contributo alle badanti. I provvedimenti adottati nel corso di marzo dal governo prevedono misure anche per i soggetti che decidono di rivolgersi a badanti, baby sitter e colf. Sono sospesi infatti termini relativi ai versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria dovuti dai datori di lavoro domestico in scadenza nel periodo dal 23 febbraio al 31 maggio.
I pagamenti dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria sospesi dovranno essere effettuati entro il 10 giugno 2020, senza applicazione di sanzioni e interessi. Non è previsto il rimborso dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria già versati. L’indicazione, arrivata nelle scorse settimane a più riprese anche da parte delle associazioni dei consumatori, è di utilizzare tali benefici sospensivi soltanto in caso di reale necessità, favorendo così l’accesso alle misure da parte dei soggetti che realmente ne hanno bisogno perché in difficoltà economica, anche solo temporanea.
Congedi e babysitter. A partire dal 5 marzo ciascun genitore alternativamente ha diritto a fruire, per un periodo anche frazionato non superiore a quindici di giorni di un congedo parentale per poter seguire i propri figli di età inferiore ai 12 anni. Il governo ha stabilito di riconoscere, per questa particolare situazione, un’indennità pari al 50 per cento dello stipendio.
La fruizione del congedo è subordinata alla condizione che l’altro genitore non sia già beneficiario di strumenti di sostegno al reddito in caso di sospensione o cessazione dell’attività lavorativa: niente sussidio neppure se l’altro genitore disoccupato o non lavoratore. In alternativa è possibile scegliere di farsi corrispondere un bonus per i servizi di babysitteraggio: in questo caso il limite massimo concesso è di 600 euro per prestazioni effettuate a partire dal 5 marzo per un periodo, anche frazionato, di non superiore a 15 giorni. Il bonus viene erogato attraverso il libretto famiglia (sistema che ha soppiantato i voucher). In caso di figli con disabilità, il limite di età non si applica. La fruizione del congedo è alternativa tra i genitori: la madre o il padre ne potranno fruire solo se l’altro genitore non ne sia già beneficiario.
Il reddito d'emergenza. C’è un tema che, pur essendo sul tavolo, non è ancora stato oggetto di misure specifiche da parte del governo. È quello dei lavoratori precari, dalle colf ai badanti, a coloro a cui sta per scadere il rapporto a termine, che – complice la serrata generale – si stanno confrontando con il problema del reddito che viene a mancare. Da qui l’idea di un reddito di emergenza che andrebbe a intercettare le esigenze di queste categorie, oggi a rischio.
L’idea è partita nei giorni scorsi dal viceministro dell’Economia, Laura Castelli, che ha sostenuto l’opportunità di raggiungere questo obiettivo, intervenendo su uno strumento esistente, vale a dire il reddito di cittadinanza, allargandone le maglie e mitigandone le condizioni previste. Al momento una proposta , alla quale però il governo starebbe lavorando per dare un seguito nelle prossime settimane, quando più chiaro sarà purtroppo il quadro relativo all’impatto dell’emergenza sanitaria sull’occupazione. Un impatto che, giocoforza, andrà a colpire soprattutto le categorie meno tutelate
Sanificazione e misure ad hoc per le aziende. Parecchie aziende - tanto quelle che a tutt’oggi continuano a mantenere inalterati i cicli produttivi, quanto quelle che sono state interessate dallo stop previsto dal decreto “Chiudi Italia” - hanno effettuato in queste settimane interventi di sanificazione e igienizzazione dei propri stabilimenti e uffici. Queste ditte avranno diritto ad un credito d’imposta pari al 50 per cento delle spese sostenute e documentate fino ad un massimo di 20 mila euro.
Al momento non sono stati ancora stabiliti i criteri per richiedere il beneficio: con tutta probabilità i criteri e le modalità di applicazione verranno stabiliti con decreto dei Ministeri competenti, da adottare entro 30 giorni a partire dalla data di pubblicazione del decreto, ovvero il 17 marzo scorso. In questa maniera il governo ha inteso incentivare le operazioni di pulizia e sanificazione degli ambienti di lavoro: attività ritenute indispensabili per permettere ai dipendenti delle aziende di svolgere in piena sicurezza il proprio lavoro anche nelle settimane dell’emergenza sanitaria.
Sgravi sugli affitti di locali e negozi. Misure anche per chi gestisce un locale o un negozio in affitto: avrà diritto ad un credito d’imposta pari al 60 per cento del canone mensile del mese di marzo 2020. Il credito di imposta può essere riconosciuto solo in compensazione con quanto dovuto all’amministrazione finanziaria e può essere richiesto ed utilizzato al momento del pagamento dell’F24 dal 25 marzo 2020.
Per poter godere della compensazione è necessario riportare sul modulo dell’F24, nella sezione Erario alla colonna “importi a credito compensati” , il codice tributo 6914. L’importo di riferimento sarà quello del canone di locazione pagato nel mese di marzo 2020. Il provvedimento riguarda i contratti di locazione di negozi e botteghe, rimanendo esclusi i contratti aventi ad oggetto, oltre alla mera disponibilità dell’immobile, anche altri beni e servizi, quali i contratti di affitto di ramo d’azienda o altre forme contrattuali che regolino i rapporti tra locatario e proprietario per gli immobili ad uso commerciali.
Fisco, per i tributi c'è un rinvio. Il decreto Cura Italia rinvia poi al 30 giugno 2020, per tutti i contribuenti, i termini per l’esecuzione di tutti gli adempimenti tributari, diversi dai versamenti e diversi dall’effettuazione delle ritenute alla fonte e delle trattenute relative all’addizionale regionale e comunale, che scadono nel periodo compreso tra l’8 marzo e il 31 maggio 2020. Restano fermi i termini della dichiarazione precompilata 2020. Gli adempimenti sospesi vanno pagati senza applicazione di sanzioni.
A questi provvedimenti si aggiungono quelli legati a Tasi e Tari, decisi autonomamente da molti Comuni, anche in Friuli Venezia Giulia, che hanno stabilito di rinviare il pagamento della prima rata della tassa dei rifiuti. Provvedimenti più ampi ancora invece per le zone rosse individuate dal governo nella prima fase della gestione dell’emergenza legata alla diffusione del coronavirus: si tratta dei comuni lombardi e veneti per i quali l’esecutivo del premier Giuseppe Conte ha deciso di sospendere fino al 30 aprile il pagamento di tutti i tributi.
Versamenti sospesi per le imprese a rischio. Stop ai versamenti anche per aziende e associazioni maggiormente colpite dal lockdown. L’elenco è molto lungo: si va dalle società e associazioni sportive agli enti che gestiscono cinema e teatri (e aziende dell’indotto), dalle ricevitorie ai bar e ristoranti, dai soggetti che gestiscono asili nido a quelli che si occupano dei musei, fino ai parchi divertimenti, servizi di trasporto, noleggio di strutture sportive e per spettacoli, assistenza turistica e onlus.
Per questp sono sospesi dal 2 marzo al 30 aprile (fino al 31 maggio per le associazioni sportive)i termini di versamento delle ritenute alla fonte sui redditi di lavoro dipendente e assimilati, operate in qualità di sostituto d’imposta, gli adempimenti e i versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi Inail per l’assicurazione obbligatoria e i i termini dei versamenti relativi all’Iva, in scadenza nel mese di marzo 2020. Nell’elenco rientrano anche scuole guida, società che gestiscono servizi di assistenza sociale, organizzazioni di volontariato ed enti di formazione.
Congelate le ritenute per lavoratori autonomi e imprese. Per i lavoratori autonomi e le imprese sono sospesi i versamenti che scadono nel periodo compreso tra l’8 e il 31 marzo relativi alle ritenute alla fonte sui redditi di lavoro dipendente e assimilati e alle trattenute relative all’addizionale regionale e comunale, che i soggetti operano in qualità di sostituto d’imposta; all’Iva e ai contributi previdenziali e assistenziali e ai premi Inail per l’assicurazione obbligatoria.
I versamenti sospesi potranno essere effettuati, senza applicazione di sanzioni e interessi: in un’unica soluzione entro il 1 giugno oppure, in più tranche, fino a un massimo di cinque rate mensili a partire dal mese di maggio. Anche in questo caso non sarà possibile ottenere il rimborso di quanto già versato per quei soggetti che si sono già messi in regola con il pagamento delle ritenute.
Lavoratori autonomi: bonus da 600 euro. Il bonus da 600 euro previsto per partite Iva e lavoratori autonomi con posizione Inps aperta, sarà destinato anche ai professionisti e ai lavoratori autonomi iscritti alle casse di previdenza privata. Lo dispone il decreto firmato dai ministri del Lavoro, Nunzia Catalfo, e dell’Economia, Roberto Gualtieri, che prende le misure dall’articolo del decreto Cura Italia relativo al Reddito di ultima istanza.
Dopo polemiche e prese di posizione dunque anche commercialisti, consulenti del lavoro, architetti, giornalisti, ingegneri, avvocati e gli altri professionisti e autonomi potranno chiedere i 600 euro alla propria casa previdenziale di riferimento a partire dal primo aprile. Il bonus spetta a chi nell’anno di imposta 2018 ha percepito un reddito complessivo non superiore a 35 mila euro. Se ha avuto un reddito compreso tra 35 mila e 50 mila euro, deve aver cessato, sospeso o ridotto l’attività autonoma o libero-professionale di almeno il 33% nel primo trimestre 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019.
Per i professionisti stop ai mutui. I benefici del fondo Gasparrini, che consente ai titolari di un prestito contratto per l’acquisto della prima casa di beneficiare della sospensione del pagamento delle rate fino a 18 mesi, al verificarsi di specifiche situazioni di temporanea difficoltà (quali tra l’altro la perdita del lavoro ovvero la cassa integrazione), vengono estesi anche ai lavoratori autonomi e ai liberi professionisti che autocertifichino un calo apprezzabile (superiore al 33 per cento) del fatturato.
Il decreto ministeriale che attuerà materialmente il provvedimento è ancora in corso di approvazione. Una misura che allevierà le difficoltà di tante famiglie che, a causa del lockdown resosi necessario per tentare di arginare la diffusione del Covid-19, hanno dovuto fare i conti con una drastica riduzione del proprio reddito.
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