Da una cantina spuntano altre due lampadine di Arturo Malignani: esposte all’Etnografico

Germano Lirusso, ex dipendente dell’Enel, le ha donate alla comunità. Al museo di via Grazzano sono ora nove le ampolle del genio friulano
Udine 13 Settembre 2018. Consegna lampadine di Malignani al Museo Etnografico. © Foto Petrussi
Udine 13 Settembre 2018. Consegna lampadine di Malignani al Museo Etnografico. © Foto Petrussi

UDINE. La targhetta incollata alla base di legno recita inequivocabile: “Lampade Arturo Malignani, 1890”. Sono due, con attacco a vite, ben conservate e utilizzate probabilmente «per l’illuminazione di uno spazio interno», spiega Francesco Basso, tra i fautori assieme a Roberto Zucco e al presidente del circolo Arca-Enel Bernardo Princic, dell’iniziativa che mira a radunare e “salvare” le lampade fabbricate da Malignani alla fine dell’Ottocento.

I due lumi donati dall’ex dipendente della Sfe Enel Germano Lirusso fanno parte da ieri delle collezioni del Museo etnografico di via Grazzano, che ha dedicato un’intera sezione al genio friulano. La figura di Malignani verrà presto celebrata con una mostra realizzata in collaborazione con l’istituto scolastico che porta il nome dell’inventore udinese e con lo stesso circolo che raduna gli ex dipendenti dell’azienda distributrice dell’energia elettrica.

Udine 13 Settembre 2018. Consegna lampadine di Malignani al Museo Etnografico. © Foto Petrussi
Udine 13 Settembre 2018. Consegna lampadine di Malignani al Museo Etnografico. © Foto Petrussi


Alla cerimonia di consegna delle lampade hanno partecipato Roberto Zucco, Franco Maieron, Paolo Olivo, Livinio Deotto e lo stesso Francesco Basso.

A ricevere dalle mani di Lirusso le due lampade la direttrice dell’Etnografico, Tiziana Ribezzi. Lirusso, ex dipendente dell’Enel, ha conservato con grande cura in questi anni le due lampadine (che facevano parte del “tesoretto” di venti ampolle ritrovate nel 1967 in uno scatolone accatastato nei polverosi scantinati della sede della Sfe, la Società friulana di elettricità) e ha deciso di accogliere l’invito degli ex colleghi dell’Arca (Associazione ricreativa culturale e sportiva) a donare alla città i manufatti di fine Ottocento attribuiti a Malignani, che nel 1888 assieme all’imprenditore Marco Volpe vinse la gara d’appalto per realizzare l’impianto di illuminazione cittadino.

Un’innovazione che fece di Udine una delle prima città europee illuminate: l’inventore friulano, figlio di un pittore poi convertitosi alla fotografia, mise a punto nel suo laboratorio di via Sottomonte le sue lampade, creando il vuoto chimico al loro interno. Una novità assoluta, che affascinò a tal punto Edison da convincerlo ad acquistare il brevetto da Malignani: il vuoto era creato attraverso l’azione integrata di una pompa meccanica e dalla successiva iniezione di composti a base di fosforo nel bulbo della lampadina. Ne derivava la riduzione drastica dei depositi scuri nell’ampolla, che a quel punto guadagnava in termini di longevità.

Al Museo etnografico si possono ammirare ora nove lampadine dell’epoca, sei con l’attacco Edison (antenato della filettatura che siamo abituati a vedere sulle lampadine oggi) e tre a vite.

L’iniziativa degli ex dipendenti Enel ha raccolto anche l’applauso convinto del sindaco Pietro Fontanini, che in una lettera indirizzata a Basso ha voluto esprimere la propria riconoscenza per la donazione di oggetti «rari e pressoché sconosciuti in città».

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