Da Sharon Stone alla corruzione e ai viaggi di lusso: l'ex manager Pilosio patteggia 13 mesi

UDINE. Gli avevano contestato di avere strisciato la carta di credito aziendale per spassarsela con la famiglia da un capo all’altro del mondo: dai cinque giorni a San Francisco a 13.500 euro, al week-end a Parigi a 9.200 euro e dalle due settimane tra Dubai e le Maldive a 26.700, al Capodanno a Corvara a 8.200 euro.
Per un totale di 182.407 euro in meno di tre anni. Gli avevano biasimato anche di avere consegnato bustarelle in Italia e all’estero, per garantire alla società scorciatorie burocratiche e commesse importanti. E lo avevano accusato infine di avere riciclato denaro attraverso una società canadese a lui riconducibile.
La separazione forzata di Dario Roustayan, 53 anni, di Udine, dalla “Pilosio spa” di Feletto Umberto, che all’inizio del 2016 gli aveva revocato le deleghe di consigliere delegato e presidente del Consiglio d’amministrazione, era stata scandita da una raffica di denunce.
Macigni, dopo i fasti vissuti anche accanto a Sharon Stone, sul palco allestito dall’azienda a Milano nel 2015, che la Procura di Udine non aveva tardato a tradurre in altrettanti capi d’imputazione e che il tempo, sommato all’«ampia collaborazione» dimostrata in corso d’indagine dallo stesso manager, ha finito per alleggerire.
Giovedì 17 ottobre l’epilogo, con la sentenza di patteggiamento a 1 anno, 1 mese e 10 giorni di reclusione, sospesi con la condizionale, in cui il pm Marco Panzeri e il difensore, avvocato Luca Ponti, avevano concordato di fare confluire le ipotesi di reato nel frattempo rimaste in piedi.
La corruzione relativa ai soldi corrisposti al funzionario ministeriale Michele Candreva (quasi 35 mila euro, dal 2013 al 2016), per la quale l’amministratore delegato, il direttore operativo e il responsabile dell’Uffico tecnico di Pilosio, insieme a un consulente esterno, avevano già a loro volta patteggiato pene variabili tra 1 anno e 4 mesi e dieci mesi.
La corruzione internazionale contestatagli in concorso con l’agente per l’Algeria della Pilosio, Nacim Semani, 59 anni (che a sua volta ha scelto la via del patteggiamento, chiudendo a 1 anno, 4 mesi e 20 giorni, con l’assistenza legale dell’avvocato Luca Masotti), per il bonifico di 45 mila euro disposto nel 2014 a favore del presidente di “Inerga - societe de Realisation d’infrastructures spa”, allo scopo di garantire all’azienda friulana l’aggiudicazione di una serie di appalti.
L’appropriazione indebita di una somma calcolata dai finanzieri in 182.407 euro, tra rimborsi spese per viaggi e permanenze effettuati in località turistiche anche in compagnia dei propri familiari.
Per le restanti contestazioni, nei mesi scorsi, la Procura aveva chiesto e ottenuto dal gip l’archiviazione, in parte per infondatezza della notizia di reato e, in parte, per intervenuta prescrizione. Compresi gli altri episodi di presunta corruzione, dal Canada all’Arabia Saudita, quindi, e qualche altra vacanza a cinque stelle.
La sentenza è stata emessa dal gup del tribunale di Udine, Emanuele Lazzàro, al termine dell’udienza preliminare in cui il difensore di Candreva, l’avvocato Dario Romano, dello studio Bongiorno di Roma, aveva sollevato l’eccezione d’incompetenza territoriale.
Rigettata l’istanza, il giudice ha disposto il rinvio a giudizio dell’imputato: il processo comincerà il 28 gennaio, davanti al tribunale collegiale. —
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