Da Celentano a Villa: Bobby Solo, carriera costellata di aneddoti

È stato un susseguirsi di aneddoti, l’appuntamento con Bobby Solo, organizzato venerdì scorso come evento collaterale della mostra “Backstage”, che raccoglie le fotografie inedite scattate da Carlo...
È stato un susseguirsi di aneddoti, l’appuntamento con Bobby Solo, organizzato venerdì scorso come evento collaterale della mostra “Backstage”, che raccoglie le fotografie inedite scattate da Carlo Giovetti, giornalista di cultura e spettacoli, nella galleria Harry Bertoia. Il cantante di “Una lacrima sul viso” e “Se piangi, se ridi” è stato un fiume in piena, incalzato dalle domande e dalle curiosità di Gianmaria Chiarello e Aldo Corazza. Il racconto è partito dalla nascita del nome: come ha fatto Roberto Satti a diventare Bobby Solo? «Mio padre Bruno – racconta il cantante, che da anni vive in provincia di Pordenone – era del 1906, era stato pilota in guerra e nella vita pilota di linea. Era un intransigente. Mi voleva avvocato e per lui era un disonore che il nostro cognome finisse sulle copertine dei dischi. Così chiamò la segretaria della Ricordi e oppose il suo veto. La signora allora si rivolse al patron, Vincenzo Micocci, che coniò l’americanizzazione del mio nome: da Roberto a Bobby. E poi? Chiese la segretaria. Bobby, solo Bobby. Ci fu un’incomprensione e così divenni Solo Bobby, Bobby Solo».


E ancora, le notti insonni a Roma, quando incontrava Adriano Celentano e facevano lunghe passeggiate nelle strade della capitale, finendo sempre in una farmacia di turno. O ancora, la gelosia degli uomini marchigiani quando la carovana del Cantagiro faceva tappa in quella regione. «Un giorno il benzinaio si rifiutò di farmi il pieno alla macchina dicendomi che dovevo andare a lavorare», ricorda. Oppure la sfida a scopa alle 3 di notte sul treno del Canta Europa contro Claudio Villa che si arrabbiò moltissimo quando il neofita Bobby Solo lo stracciò.


«Carlo Giovetti era una cara persona – lo ricorda il cantante durante l’intervista –. Io con i giornalisti avevo un buon rapporto e ci fermavamo a chiacchierare più che altro pronosticando chi avrebbe vinto questo o quel festival».


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