Cussignacco, il diario di don Sant riapre lo scontro Chiesa-Anpi

A Cussignacco è bastato pubblicare un passo delle memorie di monsignor Santo Sant per rispolverare un botta e risposta tra la Chiesa e i partigiani in pieno stile Peppone e don Camillo.
A finire nel mirino dell’Anpi è il bollettino parrocchiale “La Voce” pubblicato in occasione dell’imminente sagra di Sant’Antoni, che quest’anno riproduce il diario del sacerdote alla guida della parrocchia dal 1910 al 1951. La frase incriminata risale all’1 maggio 1945: «Per l’aria echeggiavano le grida della liberazione, finalmente l’incubo della guerra e delle tristi azioni dei partigiani anche locali avevano termine». Parole che se all’epoca furono mal tollerate ora, a 70 anni di distanza, non lo sono proprio.
Ecco perché 32 componenti del locale gruppo Anpi insorgono con una lettera aperta imputando a chi a redatto il bollettino parrocchiale di non aver contestualizzato le parole di don Somma e stigmatizzato le azioni fasciste.
Che a Cussignacco ci fosse più di qualche nervo scoperto sulla storia della Resistenza non è una novità, ma nessuno poteva immaginare che il diario di un sacerdote arrivasse a scatenare il malumore dell’Associazione partigiani. Invece i “partigiani” di Cussignacco leggono con amarezza la frase incriminata che non esitano a bollare come «un giudizio senza fondamento, forse influenzato da una scelta ideologica di parte, riportato senza un commento, una contestualizzazione, una presa di distanza».
Il gruppo Anpi ci tiene a chiarire che a Cussignacco, quartiere della città medaglia d’oro per la Resistenza, «non ci fu alcuna triste azione dei partigiani, alcuna rappresaglia nazi-fascista, comunque motivata, ma rastrellamenti, minacce e arresti di civili e donne inermi». Ci furono invece, si legge sempre nella missiva dell’Anpi, «molti eroi della democrazia che si batterono contro il fascismo e alcuni sacrificarono la loro vita».
Detto questo i “partigiani” di Cussignacco constatano con tristezza «che nel ricordo non si ritenga necessario stigmatizzare le azioni assassine compiute dai fascisti e nazisti in fuga». I sottoscrittori del documento Citano «Mario Foschiani, medaglia d’argento, che prima di morire si scusa per non aver fatto abbastanza per la Patria, come - aggiungono - se dare la propria vita fosse “niente”».
Non dimenticano «Ferruccio Roiatti, caduto a Conco, per mano “amica” e i tanti altri caduti per un ideale che avrebbe generato la costituzione e la repubblica». Lungo l’elenco: »Giovanni Basso, Onelio Battisacco, Dante Caporale, Vincenzo Deotto, Federico De Paoli, Aurelio Desinano, Ursus Dominissini, Danilo Luis, Adelmo Giobatta Moreale, Dino Moreale, Adelchi Pegoraro, Giovanni Peressini, Giuseppe Polonia, Nello Pradolini, Pietro Roiatti, Mario Zanuttini, Marino Zorzini, Pietro Zorzini, Alido Zuccolo, i cui nomi sono incisi sulla stele situata nella piazza di Cussignacco».
Allo stesso modo l’Anpi non dimentica «il sacrificio di tante donne che nella Resistenza italiana ebbero un ruolo fondamentale, combattendo quotidianamente per recuperare beni di prima necessità per il sostentamento dei compagni saliti in montagna».
Una delegazione del gruppo Anpi consegnerà oggi stesso la missiva al parroco don Pierpaolo Costaperaria auspicando un chiarimento. Facile immaginare che la questione alimenterà alcune prese di posizione anche politiche. Non solo perché l’Anpi a Cussignacco mantiene il suo seguito, ma soprattutto perché le commemorazioni dei partigiani nel quartiere spesso hanno creato botta e risposta tra le varie fazioni. A meno che l’Anpi, magari in collaborazione con la parrocchia, non decida di promuovere una serie di confronti per rileggere una pagina di storia locale.
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