Crollo nella fornace, Bonotto: spetta ai privati intervenire

PASIANO. Crollo nella vecchia fornace di Rivarotta: il giorno dopo la scoperta del cedimento strutturale ci si interroga a Pasiano, soprattutto nella comunità rivarottese, su come può essere...

PASIANO. Crollo nella vecchia fornace di Rivarotta: il giorno dopo la scoperta del cedimento strutturale ci si interroga a Pasiano, soprattutto nella comunità rivarottese, su come può essere preservato quello che secondo alcuni rappresenta un simbolo di architettura industriale da recuperare.

Il Comune di Pasiano, però, se ne chiama fuori. L’assessore Paolo Bonotto è convinto che a intervenire debbano essere i privati. «Cosa possiamo fare? Nulla. La storia della vecchia fornace è complicata, soprattutto di recente, da passaggi di proprietà che sfuggono alla logica». E aggiunge: «Non si facciano paragoni con la vicenda di Villa Querini, sono due cose completamente diverse». Il crollo della struttura, nella quale ha compiuto nei giorni scorsi un sopralluogo la polizia locale, sarebbe stato provocato dalle piogge dei giorni scorsi e dal vento. A ciò si aggiunga lo stato di degrado in cui versava l’area. «La struttura non aveva un tetto, per cui cedimenti si possono verificare – commenta Bonotto – Non è nulla di eccezionale».

Sulla storia della fornace di Rivarotta si è documentato l’ex consigliere comunale Pier Carlo Begotti, il quale ha scritto pagine importanti sulla recente storia di Pasiano. «La fornace – ha evidenziato Begotti – andò in crisi negli anni Sessanta, anche per l’uso sempre minore del laterizio in edilizia. Nel 1965 chiuse l’attività. Il complesso venne, quindi, utilizzato per un allevamento di cavalli. Negli anni Ottanta fu adibito a sede di piccole industrie, mentre cominciava lo smantellamento del forno, del camino e di quasi tutti gli impianti, finché un incendio nell’estate 1994 distrusse quasi totalmente le fornaci. Nel frattempo si sono registrati numerosi cambi di proprietà». Nel 1988 l’edificio, su interessamento di un gruppo di cittadini, era stato valutato come bene culturale da proteggere da parte della Sovrintendenza.

Rosario Padovano

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