Crolla la situazione alla Spav: sequestro e rischio fallimento

MARTIGNACCO. Il destino produttivo e occupazionale della “Spav” di Martignacco è appeso a un filo. Le prospettive di salvezza date alla società lo scorso 24 dicembre, con la decisione del tribunale civile di Udine di ammetterla alla procedura di concordato preventivo, sono state prontamente disattese dall’ordinanza con la quale il gip dello stesso tribunale udinese, in quelle medesime ore e accogliendo un’istanza della Procura, ha disposto il sequestro preventivo a carico della Spav e del suo legale rappresentante, Roberto Turello, di beni per un valore equivalente all’Iva non versata nel 2012. Ossia, per un ammontare pari a 684.250 euro.
E questo è bastato a mandare all’aria l’operazione, visto che il blocco del denaro ha di fatto impedito all’azienda di depositare i 200 mila euro di anticipo indicati dal collegio per le spese della procedura. Risultato: la fissazione di una nuova udienza, questa volta per discutere la revoca dell’ammissione al concordato.
Il dado sarà tratto domani, davanti al collegio presieduto dal giudice Alessandra Bottan e formato dai colleghi Lorenzo Massarelli e Andrea Zuliani. Diametralmente opposte le soluzioni sul tappeto. Quella più cupa dello stop alla procedura concordataria condurrebbe dritti alla dichiarazione di fallimento. Sulla Spav, da luglio, pende l’istanza di fallimento avanzata dal procuratore facente funzioni, Raffaele Tito, e che solo il via libera dato al concordato aveva “congelato”. In settembre, un’ulteriore domanda era stata presentata da un fornitore.
Esiste però anche una via di scampo. Se è vero che il mancato deposito in cancelleria della somma per le spese della procedura - stabilito in 400 mila euro, di cui la metà di immediata consegna - comporta la revoca dell’ammissione, la Spav spera comunque di recuperare fiducia in extremis, depositando domani stesso i 200 mila euro richiesti. Nei giorni scorsi, infatti, l’azienda è riuscita a ottenere un finanziamento da terzi e, nonostante il termine del 7 gennaio per il deposito sia ampiamente scaduto, chiederà al tribunale di essere comunque considerata adempiente. Ai giudici sarà inoltre sottoposta una sentenza fresca di Cassazione - è stata pronunciata il 16 gennaio scorso -, in base alla quale i beni non possono essere sequestrati alla società, ma soltanto alla persona sottoposta a indagine.
Il sequestro preventivo ai fini della confisca disposto dal gip Emanuele Lazzàro riguarda Iva non versata con la dichiarazione dei redditi del 2012. Con il provvedimento, sono stati bloccati tutti i soldi che l’azienda aveva ancora in cassa, per un ammontare di 583 mila euro. La parte residua, pari a poco più di 100 mila euro, ha gravato sui beni del presidente Turello.
Ed è proprio dal saldo dei debiti con il Fisco che parte la proposta di Spav per evitare il fallimento. Predisposto dall’avvocato Emanuele Urso e dal commercialista Daniele Cattaruzzi, il piano prevede di adempiere al concordato, pagando da un lato circa 3 milioni di imposte, con una rateizzazione spalmata su cinque anni, e, dall’altro, tutti i creditori, secondo la seguente modulazione: i privilegiati entro un anno dall’omologa, per un ammontare di oltre 800 mila euro, e i chirografari e gli ipotecari, con la liquidazione dei beni immobili, costituiti dalla sede della società di Martignacco e dal capannone industriale di Villa Santina, per un valore valutato in circa 9 milioni di euro.
Per quanto riguarda il personale, il piano prevede il “ripescaggio” immediato di 27 dipendenti dalla cassa integrazione, che al momento interessa 78 lavoratori, cioè la quasi totalità dell’organico. Gli unici tre ancora in servizio, al momento, stano lavorando negli uffici. La prospettiva, comunque, è quella di continuare a recuperare lavoratori dalla cassa integrazione, fino a un completo riassorbimento. La società, che dal 1960 costruisce prefabbricati per l’edilizia, era entrata in crisi per le difficoltà economiche determinate da una significativa contrazione del fatturato e dai costi eccessivi del personale.
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