Crisi della Santarossa In 28 riassorbiti dalla San Giacomo

L’operazione di salvataggio di 28 dei 96 dipendenti della Santarossa components porta la firma dello storico mobilificio San Giacomo di Cecchini di Pasiano, fondato da Gabrielle Piovesana e oggi guidato anche dai figli Loris, Maurizio e Stefano. Una realtà che dà lavoro a oltre 200 dipendenti e che quest’anno taglierà il traguardo del mezzo secolo.
La San Giacomo ha siglato il contratto d’affitto del ramo d’azienda che consentirà a 28 ex addetti della Santarossa components di essere operativi già da lunedì nel sito di Villanova di Prata. San Giacomo figurava tra i clienti della Santarossa: i lavoratori continueranno quindi a realizzare nello stabilimento di Prata il prodotto sinora destinato al mobilificio di Piovesana.
Intanto Santarossa ha scelto la via del concordato in bianco: se il tribunale darà l’ok all’istanza, ci saranno 60 giorni di tempo, prorogabili a 120, per presentare un piano di ristrutturazione aziendale. Non è da escludere, comunque, che nei prossimi mesi ci possano essere sviluppi per quanto riguarda l’operazione salva-impresa: San Giacomo potrebbe passare dall’affitto all’acquisizione. Troppo presto ora per dirlo, ma l’auspicio dei dipendenti e delle organizzazioni sindacali è che questo progetto possa essere di lunga durata. Il mobilificio pasianese è una realtà consolidata, che ha saputo cogliere nella crisi un’opportunità per innovare e conquistare nuovi mercati. Un’azienda che gestisce sito e dipendenti come un nucleo familiare: da qui l’attenzione alla salvaguardia dell’occupazione soprattutto nei momenti più ostici.
Le maestranze, tra l’altro, sono protagoniste dello sviluppo dell’impresa e non mere componenti di un lavoro a catena, come aveva raccontato la proprietà un anno fa al Messaggero Veneto. Le difficoltà che hanno messo in ginocchio diverse realtà del settore del mobile per il sito di Cecchini hanno rappresentato uno sprone: in seguito al crollo delle vendite sul mercato americano, che sino al 2004 aveva rappresentato un traino (metà del fatturato era riconducibile al commercio negli Usa), Piovesana non si è dato per vinto e in dieci anni il fatturato è quasi triplicato e gli addetti sono cresciuti di oltre 50 unità.
Oggi questa realtà storica e solida rappresenta un’ancora di salvezza per 28 addetti di un’altrettanto storica fabbrica. Quanto ai 68 licenziati (è il dato preciso emerso ieri in seguito alle lunghe operazioni di conciliazioni per l’uscita dei lavoratori dall’azienda), sono state giornate di forte tensione: che Santarossa components fosse in crisi era noto, considerato pure che agli addetti non sono stati erogati gli ultimi tre stipendi e la tredicesima, ma è comunque doloroso vedere che un’azienda simbolo della provincia avvia una procedura di licenziamento collettivo e chiude un sito, ossia quello di Porcia. L’impresa di Prata, tra l’altro, arriva già da un concordato siglato nel 2014, che aveva visto scendere in campo anche Fincantieri.
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