Crede siano carta straccia e brucia i buoni postali

I documenti del 1938 rinvenuti dalla nipote di un’anziana sotto un baule Quelli recuperati valgono 46 mila euro. «Con gli altri? Ho acceso il caminetto»

Riordinano la casa della zia e trovano un tesoretto mai riscosso, nove buoni postali del 1938. L’anziana li guarda e ammette serafica: «Ah, tanta di quella carta l’avevo usata per accendere il caminetto». Quei pochi rimasti, se riscossi, possono fruttare 46 mila euro. Ha dell’incredibile la vicenda resa nota dalla direzione di Agitalia, cui la famiglia ha dato l’incarico di provare a riscuotere quel che resta di quei buoni tenuti “nascosti”, per decenni, sotto un baule, dentro una borsa di plastica.

«Tempo fa abbiamo sistemato la casa dell’anziana zia Elisa, 91 anni», premette Debora, originaria e residente a Villanova di Pordenone, col compagno Maurizio. «Ho spostato un baule e, sotto, c’era una borsa, tutta impolverata. Non l’ho aperta, perché zia è molto gelosa delle sue cose, pertanto gliel’ho portata e abbiamo visto assieme che cosa c’era dentro».

Tra ritagli di giornale, pagine di racconti-diario, santini della sua prima comunione e della cresima, sono spuntati anche dei certificati. L’anziana ha dato uno sguardo e sbottato: «Ah, sono carte da buttare via, butta butta tutto». La curiosità ha spinto la nipote a leggere quei documenti, scoprendo che si trattava di buoni postali, di cui risultava titolare addirittura il padre della zia, intestataria dopo la sua morte. Nello specifico, si tratta di nove buoni del valore nominale di mille lire e uno, sempre del 1938, del valore di cinquecento lire.

«Ne avevo 64», sorrideva l’anziana ai funzionari di Agitalia, «molti li ho utilizzati per accendere il fuoco», affermazione dimostrata, ahimè, anche dalla denuncia di successione. L’anziana credeva che, passati così tanti anni, non avessero più alcun valore.

I titoli rimasti sono stati fatti stimare da un consulente contabile Agitalia ed è risultato un valore monetario attuale, tra interessi, rivalutazione e capitalizzazione, per circa 76 anni di giacenza nelle casse delle Poste italiane pari a circa 46 mila euro. La famiglia dell’anziana ha conferito mandato all’ufficio legale dell’associazione per agire al fine del recupero della somma dalle Poste italiane e dal ministero delle Finanze, obbligati in solido ad “onorare” tutti i debiti esistenti anche prima dell’avvento della Repubblica italiana.

Per sapere come andrà a finire questa richiesta di “rimborso”, ci vorrà del tempo. «Credo che non li vedremo mai – sorride la nipote Debora – perché lo Stato quando deve chiedere è molto veloce, quando deve dare... Non chiediamo nulla di più di quanto valgono quei buoni». E se fossero davvero “carta straccia”? «Li appenderò in salotto come quadri, a ricordo di questa simpatica esperienza». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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