Craxi racconta il socialismo: l’incontro il 19 giugno a Udine

Bobo Craxi presenta il libro scritto con Franco Garofalo alle 17.30 a Palazzo d’Aronco. «La libertà deve essere condivisa e inclusiva»

 

Bobo Craxi giovedì sarà a Udine
Bobo Craxi giovedì sarà a Udine

Bobo Craxi sarà a Udine giovedì 19 giugno presso il Salone del Popolo (Palazzo D’Aronco), alle ore 17.30, per presentare il suo nuovo libro “Per un socialismo adatto ai tempi” (scritto con Franco Garofalo, Biblion Edizioni).

Nel libro si distingue chiaramente tra un capitalismo autoritario e uno democratico. La sinistra è ancora in grado di offrire un’alternativa sistemica, o ha finito per accettare il paradigma neoliberale come unico orizzonte possibile?

«Aver confidato nella temperanza dello sviluppo del mercato libero non significa aver rinunciato alla propria identità di sinistra. Essere sentinella dei poderosi squilibri determinati dalla globalizzazione senza regole impone la necessità di offrire un’alternativa realistica. Il modello di sviluppo di un capitalismo “democratico” consente alla politica di governare anche i processi che stanno avanzando in modo disordinato. Un capitalismo fuori da un ordine politico è un capitalismo selvaggio, preistorico, padronale, discriminatorio, e si mostra disinvolto di fronte ai problemi della libertà e dello sviluppo umano».

Evocate un “nuovo umanesimo socialista”. Di quale idea di soggetto, di libertà e di comunità dovrebbe nutrirsi questo umanesimo?

«Le risposte identitarie alle crisi economiche non solo alimentano – come possiamo osservare – i conflitti generati dalle crescenti disuguaglianze, ma allontanano anche la consapevolezza, che pure in molti casi si è manifestata, della necessità di una risposta globale e multilaterale alle trasformazioni di problemi che, in un pianeta interdipendente, sono comuni. Le questioni di giustizia sociale coabitano con quelle ambientali e con l’impetuosa avanzata della nuova tecnologia. Parlare di una comunità di destini legati significa invocare un nuovo umanesimo, a prescindere dalle appartenenze politiche o religiose. Questo è, oggi, anche il compito del nuovo socialismo».

Nel libro emerge un invito a ripensare il rapporto tra socialismo e liberalismo. Può esistere una sintesi non contraddittoria tra libertà individuale e giustizia sociale? E il socialismo liberale può rappresentare una forma credibile di emancipazione nel XXI secolo?

«In linea di principio, è coerente tentare una sintesi fra le grandi ideologie del Novecento: il socialismo, il liberalismo e, persino, il nazionalismo. Quest’ultimo, se inteso nel suo senso corretto, determina una ragionevole consapevolezza della ricchezza delle singole identità statuali e regionali. Il socialismo, per sua natura, vive nella libertà; ne è il suo contrappeso naturale. Ma la libertà deve essere condivisa e inclusiva. Non può essere né il fondamentalismo mercatista, né l’antico socialismo statalista, il futuro delle nostre società. Per questo, la sintesi tra socialismo e liberalismo ha una sua ragione d’essere».

In un passaggio scrivete che la politica ha abdicato alla propria funzione sintetica, riducendosi a marketing elettorale. Come può la sinistra tornare a essere scuola di pensiero e strumento di formazione del cittadino?

« Ridefinire “la sinistra” è un compito arduo, perché essa rappresenta la parte più “politica” delle aree di rappresentanza democratica. Inoltre, il cammino del Novecento in Italia è stato tortuoso e segnato da vere e proprie guerre civili, che hanno lasciato il segno. Recuperare i fondamentali – come si è cercato di fare in questo testo – e adattarli ai nostri tempi ha significato ricollegarsi a un pensiero meno biodegradabile dell’estemporaneità del messaggio che adotta un linguaggio usa e getta».

Il Partito Democratico è formalmente iscritto al PSE, ma oggi sembra privo sia di una componente autenticamente liberale, sia di una voce socialista riconoscibile. Negli ultimi anni, oltre al film, sono usciti più di una decina di libri su tuo padre, Bettino Craxi: un segno evidente che c'è ancora bisogno di socialismo e che la sua figura resta, per molti, una questione aperta. Una parte di storia ancora da scrivere – e forse anche da riscrivere?

«È il segno che, per più di vent’anni, c’è stata una damnatio memoriae che non riguardava soltanto lui. I socialisti hanno dato un formidabile contributo, con le loro divisioni, ma c’è stato un antisocialismo di sinistra e di destra che si è saldato. Si è creduto veramente che i partiti creati nella Seconda Repubblica, senza solide e omogenee radici culturali, potessero ricostruire i fondamentali di una nuova repubblica. E invece siamo di fronte a sonori fallimenti, con la beffa che il partito che ha conservato le sue insegne identitarie è quello della destra che governa, il cui simbolo contiene ancora la fiamma che arde sulla tomba di Mussolini». 

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