Crac Triestina e false fatture, Fantinel dal giudice sportivo

UDINE. Compensi “fuori sacco” ai giocatori, fatture per operazioni inesistenti, bilanci fuori controllo. Sono soltanto alcuni dei comportamenti che la Procura della Federazione italiana giuoco calcio (Figc) ha contestato, a vario titolo, a Stefano Fantinel, a sua sorella Maria Elena e ai consiglieri di amministrazione in carica dal 2009 al 2011, nell’ambito dell’inchiesta avviata anche a Roma sulla scorta del processo per bancarotta seguito al fallimento della “Triestina calcio spa”.
Una trasposizione delle contestazioni già rilevate in sede penale, insomma, di cui gli allora vertici della società alabardata dovranno ora rispondere anche davanti al tribunale sportivo.
La data dell’udienza in cui il procedimento sarà discusso è stata fissata per il prossimo 22 febbraio. Ossia, a quattro anni esatti dall’apertura del procedimento disciplinare, che la procura federale aveva messo in moto e, poi, in qualche modo “congelato”, in attesa di conoscere le decisioni del giudice per l’udienza preliminare di Trieste.
Un crac milionario, quello contestato all’allora presidente Stefano Fantinel, e concluso nel maggio 2014 con la pena patteggiata dal suo difensore, avvocato Luca Ponti, in 1 anno 4 mesi e 20 giorni (sospesa con la condizionale), nonostante il lungo elenco di bancarotte e reati fiscali, per una distrazione complessiva di quasi 8 milioni di euro, di cui era stato inizialmente accusato.
Per sua sorella Maria Elena, coinvolta in qualità di legale rappresentante della “Punto logistica & distribuzione” srl di San Daniele del Friuli, e chiamata a rispondere dell’emissione di due fatture asseritamente false alla Triestina per complessivi 540 mila euro, l’avvocato Roberto Mete aveva sollevato l’eccezione di incompetenza territoriale, ottenendo la trasmissione degli atti a Udine.
Dove, lo scorso ottobre, si è difesa ribadendo sia la propria totale estraneità dai fatti di bancarotta, sia che l’attività era gestita «da altri». Tesi che saranno ripetute davanti al giudice monocratico nel processo al via dal 22 luglio. Giorgio De Giorgis, ex giocatore e procuratore sportivo della Triestina, era stato assolto dalle bancarotte e il suo avvocato Giovanni Borgna aveva patteggiato con una multa di 45 mila euro l’ipotesi derubricata della truffa. Per lui, già nel 2013, la Procura federale aveva disposto lo stralcio della posizione.
Ora, completati gli ulteriori accertamenti condotti sull’enorme mole di documenti a sua volta acquisiti dalla magistratura sportiva, a comparire davanti alla sezione disciplinare del tribunale federale nazionale saranno, oltre a Stefano e Maria Elena Fantinel, anche gli allora consiglieri d’amministrazione Luca Visentin, Antonio Manzato, Marco Fantinel, Federico Santi (anche in qualità di ex vice presidente), Furio Avanzini e Franco Dal Cin, storico dirigente dell’Udinese, nonchè Gianfranco Fantinel, in qualità di presidente del Cda e legale rappresentante della Mfi, socio di maggioranza della Triestina (di cui Maria Elena era consigliere d’amministrazione), Elisa Aletti, amministratore unico della “Aletti spa”, socio unico della Ravenna calcio, e presidente della stessa società, ed Emanuele Pesaresi, all’epoca calciatore tesserato con la Triestina.
A tutti si imputa di «avere contribuito, ciascuno in relazione al ruolo ricoperto, alla cattiva gestione e al dissesto economico-patrimoniale della società, già in stato di grave crisi al momento della loro cessazione dalla carica». L’ex presidente, in particolare, avrebbe pattuito e poi corrisposto con assegni e bonifici, nel giugno 2008, ai calciatori della rosa “speciali gratificazioni” in aggiunta al contratto economico depositato in Lega.
Il fascicolo penale aveva contestato una distrazione di 90 mila euro, quali pagamenti in “nero” distribuiti tra Allegretti, Granoche e Petras.
Nel “calderone”, anche le fatture emesse a favore della srl presieduta dalla sorella e le «non meglio definite “prestazioni pubblicitarie” per complessivi 600 mila euro a favore dell’Asd “Triestina Camp”, inattiva dal 2006, cui si contesta di avere «simulato pagamenti a soggetti terzi che in realtà non avevano percepito nulla».
Il denaro sarebbe stato prelevato dai conti dell’Asd e consegnato in contanti a Fantinel per quasi 500 mila euro.
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