Cospalat, come funzionava lo "schema" Zampa per "piazzare" il latte tossico

Udine, in carcere da giovedì il leader del consorzio. Dalle intercettazioni, la ricostruzione del sistema criminale. Altri 5 ai domiciliari e un obbligo di dimora. Sequestrate mille forme di formaggio contaminato da muffe cancerogene. Indagati anche 17 allevatori al corrente delle contaminazioni
Pagnacco 20 giugno 2013 sede cospalat Copyright Foto Press/Turco
Pagnacco 20 giugno 2013 sede cospalat Copyright Foto Press/Turco

UDINE. Vendevano latte tossico in mezza Italia. Dagli allevatori del consorzio Cospalat finiva sugli scaffali di decine e decine di negozi per essere venduto come latte fresco oppure ai caseifici per produrre formaggio.I carabinieri del Nas hanno sequestrato 1.063 forme solo nel periodo da maggio a dicembre dello scorso anno, ma è impossibile sapere quanto latte contaminato dalle aflatossine M1 è stato venduto e consumato. Fortunatamente, per superare i controlli, il latte tossico veniva diluito con altro latte riducendo anche i rischi per la salute, ma in alcuni casi la concentrazione della muffa cancerogena - che intacca il fusto del mais nei periodi di siccità - era quasi il doppio del limite consentito per legge. «E stiamo parlando di una microtossina che, oltre a essere cancerogena, - ha precisato il comandante dei Nas di Udine, Antonio Pisapia - può inibire la crescita dei bambini».

Una sostanza pericolosa insomma. Ma quel latte, invece di essere distrutto, è finito nel frigo di molte famiglie. In almeno una circostanza è stata messa in commercio anche una partita di latte, sempre a marchio Cospalat, contaminata da antibiotici. E altre migliaia di litri di latte sono state vendute come idonee alla produzione del Dop Montasio anche se provenivano da allevamenti che non avevano i requisiti richiesti dalla Dop.

Sono insomma stati venduti latte e formaggio tossici e Montasio Dop che non era Dop. Il presidente del consorzio, Renato Zampa, 52 anni, di Pagnacco, l’unico che ieri è finito in carcere, lo sapeva. Come lui erano al corrente del traffico illecito anche la segretaria amministrativa Stefania Botto, 45 anni, di Tavagnacco, e il responsabile degli autisti Dragan Stepanovic, 30, originario della Serbia, ma residente a Udine.

Entrambi sono finiti ai domiciliari come pure le due socie del laboratorio di analisi Microlab snc di Amaro, Gabriella Mainardis, 54 anni, di Tolmezzo, e Cinzia Bulfon, 30, di Amaro, incaricate di monitorare costantemente i livelli di contaminazione da aflatossine del latte e di provvedere all’occultamento o alla distruzione dei referti. Ai domiciliari anche una consulente esterna del consorzio, Paola Binutti, 45 anni, di Attimis, de Il Laboratorio sas, incaricata, sempre secondo l’accusa, di coadiuvare Zampa nell’occultamento e distruzione dei documenti e di sostituzione dei campioni di latte destinati a essere analizzati per eludere i controlli. Tutti e sei, più un settimo indagato, l’autista Roberto Alaimo, di Arezzo, colpito dall’obbligo di dimora, devono rispondere dell’accusa di associazione a delinquere. Gli indagati nell’inchiesta della Procura di Udine, coordinata dal pm Marco Panzeri, sono in tutto 24, tra i quali anche 17 allevatori dei 100 complessivi del consorzio. Almeno quei 17 sapevano.

Sapevano di produrre latte contaminato e sapevano che quel latte finiva negli scaffali dei supermercati. I carabinieri del Nas hanno scoperto anche partite di latte vendute come contenente Omega 3 che in realtà veniva diluito con semplice acqua. «A “smascherare” il traffico illegale - ha riferito il comandante dei Nas di Milano, Demetrio Conti, che ieri ha illustrato l’operazione che ha coinvolto 300 militari insieme al comandante provinciale Roberto Del Piano - è stato un trasportatore. Ha capito che qualcosa non andava perché lo obbligavano a ritirare latte senza poi indicare la provenienza dello stesso». Nemmeno lui però immaginava che quei “prelievi” erano studiati a tavolino e finalizzati proprio a “bucare” i controlli per vendere latte come idoneo alla produzione del Montasio Dop anche se non lo era, o, peggio ancora, a commercializzare latte contaminato.

Ma mentre un trasportatore si è ribellato denunciando tutto alle forze dell’ordine, altri due sono finiti nei guai perché truffavano i truffatori. Roberto Alaimo, 52 anni, di Arezzo, autista della ditta Autotrasporti Chinoli, estraneo all’associazione, è infatti indagato insieme con Stepanovic per furto. I due rubavano 2/3 quintali di latte ogni volta che dovevano raggiungere la Toscana e l’Umbria e lo sostituivano con acqua.

Per ricostruire tutto il quadro dell’attività illecità i carabinieri hanno effettuato 86 perquisizioni in diverse regioni. Dal Friuli, dove veniva prodotto, il latte tossico raggiungeva Veneto, Toscana, e poi, ancora più a Sud, Umbria, Campania e Puglia. È questa la mappa dei luoghi dove veniva distribuito e venduto il latte contaminato con marchio Cospalat. Quello spacciato per idoneo alla produzione di Montasio Dop invece finiva ai caseifici di Selva del Montello (Treviso), Sacile e Feletto Umberto.

Ecco tutte le intercettazioni. «Me lo dicevano che sei un grande guagliò, ma sei un grande davvero! Come Berlusconi!» L’ amministratore di un caseificio di Agerola (Napoli), non indagato, telefona a Renato Zampa, presidente di Cospalat, per segnalare che nel latte inviato dal consorzio friulano sono stati trovati valori di Aflatossine M1 superiori ai limiti di legge (97 ppt e a 86 ppt), sulla base delle analisi di un laboratorio di Treviso. La conversazione tra i due è intercettata ed è contenuta nell’ordinanza con cui il Gip di
Udine Roberto Venditti dispone la custodia in carcere per Zampa. Il presidente di Cospalat per tutta risposta, ride. E il suo interlocutore allora, come riportato nell’atto, gli dice al telefono: «Come Berlusconi! La Bocassini dice: No, tu hai fatto sesso! E lui dice: No no io non l’ho fatto! E così hai fatto tu! Io ti ho mandato il fax e tu hai detto: No non è mia! ...(ride)... Eh vabbè!» Zampa replica: «Perchè la Chelab mi sta spaccando i c...ni, non è neanche un laboratorio ehm... certificato per quel tipo di analisi». E il campano: «Meno male che è del nord come te eh! Meno male che è del nord come te! Ma io non gliel’ho mandato io!».

«Passata questa buriana deve andarsene. Deve mandarlo almeno a Napoli». Il presidente del consorzio Cospalat Renato Zampa manifesta così «insofferenza verso il veterinario non addomesticabile» Mario Gentili, come scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare. Lo fa in una delle conversazioni intercettate con la consulente esterna Paola Binutti, che auspica una destinazione ancor più lontana: «No, sai cosa gli ho detto io l’ultima volta che ho visto Palei (dir. Servizi Veterinari della Regione Fvg, Manlio Palei, amico personale di Zampa)? Secondo me tu dovresti mandarlo a Timbuktù, gli ho detto».

Nelle 167 pagine di ordinanza emerge la consapevolezza da parte degli indagati dell’illegittimità della presenza di aflatossine nel latte. «Il problema, come chiarivano tra loro i due imputati, non era porre in commercio latte contaminato da sostanze cancerogene - scrive il gip - ma piuttosto liberarsi del veterinario intransigente». «Vado in galera io», dice Zampa in un colloquio con un altro allevatore, mentre lo informa che le analisi effettuate sul suo latte avevano evidenziato un valore di aflatossina superiore a 50, e conseguentemente aveva dovuto «annullare» il campione. «La pratica di »annullare«, nel lessico degli indagati è sinonimo di »occultare« le analisi che avrebbero imposto la distruzione delle partite di latte contaminato. Questa, emergeva come una prassi »frequente da parte di Cospalat«, rileva al riguardo il gip nell’atto.

Gli indagati avevano adottato anche la pratica di »misciare« (allungare) il latte come efficace artificio per diluire la concentrazione di aflatossine. Nel corso degli oltre sei mesi di indagini gli inquirenti hanno anche appurato che è stata utilizzata una partita di latte contaminata da antibiotici per produrre formaggio. Rifiutato da un caseificio che si era accorto dei valori non congrui delle sostanze, il latte era stato quindi »dirottato« da Stepanovic (il capo degli autisti della Cospalat) e Zampa in un altro stabilimento.

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