Corruzione a un finanziere, indagato Agrusti

Mercoledì Il presidente di Unindustria Pordenone in aula a Venezia. Lui ribatte: «Semplici doni di Natale fra amici»

PORDENONE. C’è anche Michelangelo Agrusti, presidente di Unindustria Pordenone, 65 anni, fra i tredici indagati (oltre a un’azienda vicentina) dalla Procura di Venezia nell’ambito dell’inchiesta che ha puntato i riflettori sul capitano della Guardia di finanza Giovanni Grassi, 56 anni, trevigiano.

Processo Onda, assolti Agrusti e altri sei


Corruzione per compiere atti contrari al proprio dovere d’ufficio e per l’esercizio della propria funzione, accessi abusivi all’anagrafe tributaria, rivelazione di segreti d’ufficio: sono le accuse, in concorso a vario titolo con diversi imprenditori, mosse a Grassi, da tempo trasferito in Sardegna e poi sospeso dal servizio (in caso di condanna è prevista la radiazione dal corpo).

La Procura ipotizza che Agrusti abbia corrotto Grassi donandogli un treno di gomme invernali e un Iphone a Povegliano (Treviso). Gli inquirenti ritengono che i regali siano stati ricevuti dal capitano come compenso per presunte informazioni e consulenze fornite a Agrusti sull’accertamento del Nucleo di polizia tributaria relativo a Onda communication spa, al quale lo stesso Grassi aveva partecipato quando era in servizio a Pordenone, prima del trasferimento. In questa ipotesi, Grassi è accusato di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio.

Il finanziere, difeso di fiducia dall’avvocato Luigi Fadalti, sostiene dal canto suo di aver intrattenuto soltanto rapporti di fiducia e di non aver mai violato i propri doveri professionali, senza ricevere alcun tipo di retribuzione.

Il pm veneziano Laura Cameli contesta inoltre a Grassi di aver incassato dal manager pordenonese Giorgio Costacurta, 68 anni, e dallo stesso Agrusti, una somma di denaro indicata in una fattura emessa il 5 luglio 2012 da un’autofficina nei confronti di Action Mkt trade e consulting srl. Azienda, quest’ultima, di cui Costacurta era rappresentante legale e Agrusti un semplice socio. In relazione a tale fattura, a entrambi viene contestata la dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti.

«Sono stato sentito come persona informata sui fatti e mi trovo indagato di corruzione nei confronti di un amico – ribatte il presidente di Unindustria amareggiato – che di mestiere fa il capitano della Finanza. Il telefonino e le gomme da neve sono regali natalizi e fra l’altro risalgono al periodo in cui si trovava a Vicenza, non a Pordenone. Le nostre famiglie si frequentano da un decennio, Grassi mi è stato vicino in momenti delicatissimi della vita. La nostra era un’amicizia alla luce del sole.

Ha svolto diligentemente le indagini su Onda e in quel periodo, per rispetto deontologico, non ci siamo scambiati neanche un regalo. Lo prova il fatto che sono stato l’unico denunciato da lui e dai suoi colleghi, che chiamerò a testimoniare.

Se questa è materia per indagare una persona, bisogna avere paura di questo Stato, o riderne. Ma stavolta se qualcuno ha abusato di qualche potere, non ci passerò sopra. Evidentemente c’è chi ha pensato a un tris di accuse, visto che tutto nasce sempre dalla stessa inchiesta su Onda, ma io sono tranquillo: si scioglieranno come neve al sole. Male non fare, paura non avere».

«Non posso che dichiarare – sottolinea dal canto suo Costacurta – la mia completa estraneità ai fatti contestati e la mia fiducia che la giustizia, anche questa volta, faccia il suo corso, riconoscendo i fatti per quello che sono».

Il pm Cameli, intanto, ha chiesto il rinvio a giudizio per tutte le 14 posizioni. Due imprenditori hanno scelto di patteggiare. Gli altri attendono l’esito dell’udienza preliminare, fissata per domani pomeriggio dinanzi al gup Alberto Scaramuzza. In caso di rinvio a giudizio, il processo tornerà a Vicenza, dove è nata l’inchiesta.

«Il rinvio a giudizio è stato richiesto anche da me, unico tra tutti i difensori degli altri imputati – commenta l’avvocato Bruno Malattia, difensore di Agrusti – perché nel dibattimento il mio assistito possa finalmente uscire a testa alta, liberandosi dalle furbizie e dalle suggestioni di un’indagine basata su sospetti impropri e collegati sempre con la vicenda Onda.

Sembra paradossale, ma l’accusa vorrebbe che un capitano della Finanza, già in servizio a Pordenone, con il quale la famiglia Agrusti aveva rapporti di amicizia risalenti nel tempo, nel corso dei quali erano avvenuti scambi reciproci di regali, anche negli anni successivi al trasferimento del militare in altra sede, pacificamente riconosciuti da Agrusti, lo avesse favorito.

Ma, guarda caso, quel finanziere aveva preso parte all’accertamento fiscale milionario a carico di Onda. Sono convinto che, davanti a un giudice imparziale, prevarrà la giustizia».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto