Coronavirus nei Balcani, cresce il contagio in Croazia: la Slovenia registra 412 vittime, una in meno del Fvg

Bumbaca Gorizia 26_10_2020 Valico Casarossa © Foto Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 26_10_2020 Valico Casarossa © Foto Pierluigi Bumbaca

ZAGABRIA. Croazia 3 novembre 2020: 34 morti da coronavirus in 24 ore, nuovo record giornaliero di decessi, che dall’inizio della pandemia sono ora in totale 628. È il “bollettino di guerra” emanato dal Comando nazionale della protezione civile, quasi una liturgia giornaliera oramai, una dolorosa litania per gli amici assenti. E sempre nelle ultime 24 ore i nuovi contagi sono stati 1.427 su 7.013 tamponi effettuati.

Gli ospedali non ce la fanno più ad accogliere i nuovi pazienti affetti da Covid 19 al punto che a Zagabria il palasport Arena è ora pronto a diventare un centro di accoglienza per ammalati da coronavirus, le infermiere e le suore che lavorano all’ospedale di Dubrava, sempre nella capitale croata, hanno protestato ieri, manifestando davanti al nosocomio, contro la decisione di trasformare lo stesso in una struttura per soli ammalati Covid trascurando così tutte le altre patologie e denunciando una clamorosa mancanza di medici e infermieri per poter svolgere al meglio la propria attività, ma il primo ministro croato Andrej Plenković ha nuovamente, per ora, categoricamente escluso un lockdown.

«Un nuovo lockdown, o un coprifuoco non sono un’opzione», ha dichiarato il primo ministro. Contro un coprifuoco notturno si è fermamente espresso anche il presidente Zoran Milanović spiegando che il Paese «non è in guerra». Fonti anonime vicine all’Unità di crisi della Protezione civile hanno detto alla stampa che non si pensa a una chiusura totale perché «non sta dando risultati nei Paesi dove è in vigore, e particolarmente poco efficaci si stanno mostrando i coprifuoco».

Da ieri la Croazia ha attivato anche i test dell’antigene per il coronavirus. Il vicedirettore dell’Istituto croato di sanità pubblica Marija Bubaš ha precisato che i medici decideranno in base ai sintomi della malattia chi sarà testato rapidamente (antigene) e quali persone faranno invece il classico tampone e specificando che tutti i risultati negativi del test dell’antigene verranno ripetuti prelevando un campione con il test del tampone.

E al test rapido stanno pensando anche le autorità sanitarie della Slovenia che ieri hanno comunicato che nelle ultime 24 ore i nuovi contagi nel Paese sono stati 1.176 a fronte di 4.587 tamponi, vale a dire che è risultato positivo il 25,64% dei test. Sempre alto il numero dei decessi: 24 (lunedì il record con 29 morti in 24 ore), che ha portato il totale, dall’inizio della pandemia, a 412 vittime, una in meno di quelle che, fino a oggi, fa registrare il Friuli Venezia Giulia. Secondo l’Istituto nazionale della sanità pubblica il test rapido è meno sicuro nell’esito di quello con il tampone, ma è più veloce e permetterebbe un monitoraggio più ampio in modo da poter studiare così meglio l’evoluzione dell’epidemia di coronavirus.

Per quanto riguarda la situazione sul “terreno”, questa resta grave per una pesante mancanza di medici e di infermieri al punto che si è deciso di accettare come volontari anche gli studenti laureandi in medicina per dare una mano. «Il numero dei pazienti è veramente enorme – ha detto alla radio pubblica Bojana Beović, il capo dell’equipe di esperti per il Covid 19 operativi al ministero della Sanità – quanti non ne abbiamo mai visti noi medici con almeno 10 anni di anzianità professionale, tutto ciò è inaccettabile. E tutti ricevono una e una sola diagnosi e tra essi moltissimi sono in gravi condizioni».

Per avvalorare quanto detto da Beović basti considerare che ieri i pazienti Covid in terapia intensiva erano 146 e gli ospedalizzati complessivamente 925. I direttori dei vari ospedali continuano ad ampliare le aree Covid a scapito ovviamente delle altre patologie e il sistema sanitario della Slovenia potrebbe implodere da un giorno all’altro. Il governo della Slovenia, come confermato dal portavoce Jelko Kacin, non ha alcuna intenzione, al momento, di annullare alcune delle norme restrittive emanate qualche settimana fa. E se oltre il 70% degli sloveni approva il lavoro del governo nella battaglia contro il coronavirus, l’unica norma restrittiva che sembra proprio indigesta è quella del divieto di spostarsi dal comune di residenza.

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