Coronavirus, Fedriga: "Chiudere di nuovo le scuole? Non lo escludo". Preoccupa la crescita dei nuovi contagi tra i più giovani

Il presidente: "Ci siamo basati, in questi mesi, su misure ideologiche per ritornare a tutti i costi alla scuola in presenza, mentre abbiamo di fronte a noi attività economiche chiuse da mesi. Oggi la scuola rappresenta un vettore di contagio"

UDINE. Il balzo in avanti dei contagi, e in particolare quello relativo alle fasce più basse d’età, preoccupa la Regione con Massimiliano Fedriga che sta valutando se sia il caso di sospendere le lezioni scolastiche in presenza e ritornare alla didattica a distanza. «Non lo escludo», spiega il governatore, per il quale – in estrema sintesi – in questo momento viene prima l’economia delle lezioni in classe.

«Serve un cambio di passo anche sulle scelte contenute nei diversi Dpcm - spiega il governatore -. Ci siamo basati, in questi mesi, su misure ideologiche per ritornare a tutti i costi alla scuola in presenza, mentre abbiamo di fronte a noi attività economiche chiuse da mesi. Possiamo dire con chiarezza, e mi prendo la responsabilità di quello che sostengo, che purtroppo oggi la scuola rappresenta un vettore di contagio molto importante e che, invece, ci sono attività, magari anche aprendole soltanto parzialmente, che non comportano maggiori rischi di diffusione del virus.

Per me bisognava agire in maniera contraria. I nostri padri, dopo il terremoto del 1976, si sono basati, e a ragione, sul concetto di prima le fabbriche, poi le case e infine le chiese. Se noi continuiamo a non fare lavorare tutta una serie di attività, le portiamo dritte al fallimento. Io preferisco vedere, oggi, un ragazzo che fa didattica a distanza con i genitori che lavorano e portano lo stipendio a casa, rispetto a un ragazzo che va a scuola, mentre i genitori sono in cassa integrazione». Una posizione chiara, quella di Fedriga, che si prenderà qualche giorno di tempo prima di decidere sia per valutare l’andamento della curva epidemiologica sia per impostare, nel caso, un’ordinanza che non sia immediatamente cassata dal Tar come accaduto recentemente in Puglia a Michele Emiliano.

La campagna vaccinale
Non c’è soltanto la scuola, in ogni caso, nei pensieri del governatore, ma anche una campagna vaccinale che procede a rilento a causa delle poche forniture. «La verità è che le ondate di pandemia – prosegue il presidente della Regione – continueranno ad arrivare per cui o ci prepariamo con una campagna vaccinale massiva oppure non saremo in grado di tutelare la salute dei cittadini e metteremo in ginocchio interi comparti economici.

Il comportamento delle industrie farmaceutiche? È palese che, a differenza nostra, ci siano Paesi, non parlo soltanto di Israele, ma anche del Regno Unito e degli Stati Uniti, che ottengono forniture massicce di dosi e vaccinano a tappeto. Non è accettabile che l’Unione europea non sia in grado di garantire i vaccini ai suoi cittadini. Non ci hanno messo a disposizione i contratti siglati con le aziende farmaceutiche, ma da quello che si è saputo mi pare assurdo che si sia andato a discutere di prezzi, per risparmiare pochi euro a fiala, compiendo un errore mastodontico anche dal punto di vista dell’economia perché chi vaccina prima la sua popolazione, poi può ripartire senza patemi».

Secondo Fedriga, però, «finalmente c’è stato un cambio di passo da parte del Governo che in Europa ha preso una posizione netta visto che è inaccettabile sottostare al taglio delle forniture e di questo ringrazio il presidente del Consiglio Mario Draghi».

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