Coronavirus, fase 2: si valuta la possibilità di ripartenze già dal 27 aprile. L'appello della Regione: "Siamo pronti a partire prima del 4 maggio"

È l'appello rivolto al Governo dall'assessore regionale alle Attività produttive, Sergio Emidio Bini, attraverso la Commissione nazionale Attività produttive che oggi ha riunito in videoconferenza tutti gli assessori regionali competenti, per la presentazione di un documento unitario che sarà portato domani al vaglio della Conferenza delle Regioni.

È terminata la riunione del governo con Vittorio Colao, i commissari all'emergenza e gli esperti del comitato tecnico scientifico. Ora il premier Giuseppe Conte prosegue l'analisi delle proposte per la fase 2  in una riunione con i ministri che avevano già preso parte all'incontro con gli esperti. Dal 4 maggio torneranno al lavoro 2,8 milioni di italiani, ai quali si aggiungono tutti coloro che già lavorano da casa in smart working.

Nel corso del confronto la task force ha espresso l'opportunità di far ripartire già dal 27 aprile quelle aziende in grado di rispettare i protocolli di sicurezza, considerato che ogni settimana persa pesa in termini di miliardi e punti di Pil. Il manager ha presentato al presidente del Consiglio un documento (cinque pagine corredato di slide) che mette in evidenza i requisiti necessari alla ripartenza del Paese.

Tra i primi, la necessità immediata di un protocollo per i mezzi pubblici, considerato che il 15 per cento dei lavoratori di manifattura e costruzioni li usano per andare al lavoro. C’è poi la necessità di aggiornare il protocollo di sicurezza firmato con i sindacati il 14 marzo. E c’è soprattutto la necessità di avere a disposizione i dispositivi di protezione individuale.

«Alcune filiere del Friuli Venezia Giulia sono pronte a ripartire prima del 4 maggio e ciò risulta tanto più vitale quanto più queste filiere operano con il mercato estero». È l'appello rivolto al Governo dall'assessore regionale alle Attività produttive, Sergio Emidio Bini, attraverso la Commissione nazionale Attività produttive che oggi ha riunito in videoconferenza tutti gli assessori regionali competenti, per la presentazione di un documento unitario che sarà portato domani al vaglio della Conferenza delle Regioni.

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Cividale 4 Aprile 2020. Mascherine . Foto Petrussi

Il documento - riporta una nota - è un grido di allarme delle Regioni su alcuni temi cruciali per l'avvio della Fase 2 dell'emergenza, che ha visto convergere gli esecutivi regionali sulla necessità di dare ossigeno alle imprese, in particolare nei segmenti che lavorano con l'estero. «In Friuli Venezia Giulia - ha ribadito Bini - la filiera del mobile, l'automotive e le costruzioni devono riaprire prima del 4 maggio; si tratta di settori, soprattutto automotive e cluster arredo, che operano su mercati internazionali e che competono con Paesi esteri che non sono in lockdown. Ciò significa che una prolungata assenza dal mercato sta rischiando di estrometterli dalla platea dei fornitori; significa miliardi di export mandati in fumo e migliaia di posti di lavoro a rischio».

L'esportazione - aggiunge la nota - si è confermata negli ultimi anni elemento trainante dell'economia del Friuli Venezia Giulia. Secondo dati elaborati dalla Regione, il valore delle merci esportate nel 2018, pari a 15.610 milioni di euro, è aumentato del 5,9% rispetto al 2017 e il saldo commerciale con l'estero è positivo per 6.915 milioni di euro. Gli aumenti maggiori in termini di saldo commerciale si sono registrati nei confronti della Germania (+233 milioni) e degli Stati Uniti (+224 milioni), Bini ha inoltre chiesto che «le Regioni manifestino con forza al Governo la necessità di sollevare le aziende da ulteriori indebitamenti dando loro la possibilità di accedere anche a contributi a fondo perduto».

Come ha evidenziato l'assessore, «in materia creditizia, tutte le Regioni, in testa Veneto, Lombardia, Marche ed Emilia Romagna, hanno condiviso la percezione di un crescente malcontento fra gli imprenditori rispetto al rapporto con le banche, incrinato a causa della disomogeneità di approccio da parte degli istituti di credito ai Dpcm del Governo. In questo - ha concluso Bini - devo rilevare che gli istituti di credito locali stanno mostrando maggiore flessibilità e velocità nell'erogazione di liquidità».

 

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