Control Pet, l’Usi contesta l’accordo

SAN GIORGIO DI NOGARO. L’Unione sindacale Italiana (Usi) attacca Cgil, Cisl e Uil, per l’accordo sottoscritto con la Control Pet di San Giorgio di Nogaro per il licenziamento collettivo di 23 dei 26 dipendenti e si riserva di procedere nelle sedi opportune per verificare la correttezza della gestione dell’azienda negli ultimi anni. «Cosa ancora più preoccupante, lo stabilimento non verrà chiuso e vi lavoreranno tre ingegneri, mentre i tre sindacati parlano di 36 mesi per la riassunzione dei lavoratori, cosa falsa, dato che già parte dei macchinari è stata già trasferita in altra sede».
Con una nota Gabriele Rigo, segretario nazionale Usi, e Rosario Vizzini di Usi territoriale, entrano nel vivo della vicenda sottolineando che «il 13 aprile è stato siglato in Confindustria a Udine, un accordo da Filctem Cgil, Fimcas Cisl e Uiltec Uil per il licenziamento di 22 lavoratori. Soltanto un lavoratore, iscritto all’Usi – dicono –, non ha firmato il licenziamento. L’accordo è stato siglato in piena autonomia dalle parti sociali con l’azienda senza una consultazione preventiva con i dipendenti e senza cercare i motivi dell’acquisto e poi chiusura dell’azienda Control Pet di San Giorgio di Nogaro, dopo tre anni di lavoro per sviluppare nuova tecnologia per poi portarla in Portogallo, nazione a cui appartiene l’azienda (Gruppo Selenis, ndr). L’Usi rifiuta in toto questo accordo e annuncia che ha dato mandato ai legali per valutare se esistono le condizioni per impugnarlo. Inoltre chiederà, nelle sedi opportune, che si faccia chiarezza sulla gestione degli ultimi anni di questa azienda. Non è accettabile che un’azienda decida di licenziare i lavoratori che hanno partecipato e contribuito alla sua crescita».
Secondo i sindacalisti Usi i «tre sindacati ora chiedono che ogni lavoratore firmi la rinuncia all’impugnazione di licenziamento, la rinuncia all’indennità sostitutiva del preavviso, nonché l’accettazione di un piano di dilazione del pagamento, tutto questo per la modica cifra di 2 mila euro lordi. L’accordo – ricordano – tra l’altro dà già per scontato di aver correttamente espletato ed esaurito la procedura, senza calcolare che essendo un licenziamento collettivo, per legge ci devono essere tutte le firme dei lavoratori». Come ribadiva a marzo l’avvocato dell’azienda Claudia Ogriseg, «la procedura è stata imposta dall’esigenza di salvaguardare la sostenibilità dell’intero progetto, in attesa di raccogliere gli ordinativi indispensabili per una ripresa».
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