Comunali a Udine, formate le squadre: ora i candidati sono alla ricerca di idee
L’esito delle elezioni politiche ha costretto il centrodestra a rivedere i piani. Il centrosinistra è riuscito a ritrovare l’unità dopo le divisioni nazionali

UDINE. La partita per le comunali è iniziata ufficialmente con la consegna delle liste e da oggi scatta la campagna elettorale che si giocherà, finalmente, a carte scoperte. Niente più trattative e “campagna acquisti”: le squadre in campo non cambieranno almeno fino al prossimo 29 aprile quando 74 mila udinesi (40 mila donne e 34 mila uomini) saranno chiamati a scegliere il proprio sindaco. Nel caso in cui nessuno dei sette candidati dovesse raggiungere il 50% più 1 degli elettori ci sarà il ballottaggio e quindi lo schieramento potrebbe di nuovo cambiare, rivoluzionato da apparentamenti e indicazioni di voto.
Ma fino a quel giorno, come usa dire il crupier dopo aver lanciato la pallina sula roulette, “rien ne va plus, les jeux sont faits” ossia i giochi sono fatti. Chi è dentro è dentro (e di conferme ce ne sono state parecchie), chi è fuori è fuori.
Nel quadro delle alleanze hanno pesato le elezioni nazionali dello scorso 4 marzo, vero e proprio spartiacque nella geografia politica anche a livello regionale. Solo dopo l’esito del voto, il candidato del Pd, Vincenzo Martines, è riuscito a ricomporre tutto l’arco del centrosinistra uscito dalle urne con le ossa rotte. Oltre alla lista dei dem, l’ex consigliere regionale e vicesindaco del primo Honsell, può contare sulle civiche di Progetto innovare e siAmo Udine con Martines e su Sinistraperta che mette insieme Mdp-articolo1, Sinistra italiana e Possibile. Le comunali a Udine quindi faranno da laboratorio per il centrosinistra che in Regione non è invece riuscito a ricucire lo strappo consumato a livello nazionale.
Ancora più complicato il percorso fatto dal centrodestra che in teoria partiva avvantaggiato potendo contare sull’alleanza tra Salvini, Berlusconi e la Meloni. Peccato però che l’exploit leghista abbia “costretto” a rivedere tutti i precedenti accordi facendo saltare prima Riccardi e poi Tondo in Regione dove alla fine l’ha spuntata Fedriga. Un balletto che ha avuto ripercussioni anche a Udine dove la candidatura Fontanini, dopo essere stata congelata in attesa del 4 marzo, si è ritrovata in standby e poi è stata accantonata da Fi che aveva deciso di convergere su Enrico Bertossi. Ma gli azzurri non avevano fatto i conti con la base leghista, quella stessa che era “scesa in piazza” per Fedriga facendo di fatto saltare Tondo e così alla fine il centrodestra si è ricompattato su Fontanini. Per il passo indietro, Fi è stata ricompensata con la promessa di Fedriga che ha garantito a Riccardi la vicepresidenza della Regione, ma non tutti hanno gradito gli improvvisi cambi di direzione e la “compravendita di poltrone” tanto che Maurizio Vuerli ha deciso di lasciare il partito.
Non sono mancate le polemiche nemmeno nella scelta del candidato sindaco del Movimento 5 stelle che punta su Rosaria Capozzi, praticante avvocato di 37 anni indicata da uno dei due meetup senza però - è questa una delle accuse degli “esclusi” - consultare l’altro. Alcuni militanti hanno poi denunciato la mancanza di trasparenza nella gestione dell’assemblea che ha portato alla decisione finale e la convocazione di “riunioni segrete” tra pochi intimi che avrebbero deciso tutto senza alcuna condivisione. Per Enrico Bertossi la speranza di avere il sostegno di tutto il centrodestra è durata soltanto poche ore, ma l’ex assessore regionale si propone proprio come alternativa ai partiti e con l’appoggio di due civiche punta al ballottaggio. Per la destra sono in campo Stefano Salmé, pure lui sostenuto da due liste civiche e Luca Minestrelli di Casapound mentre Andrea Valcic con il suo Patto per Udine vuole portare in comune l’istanza autonomista.
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