"Col cuore bendato”: il brano che racconta la violenza di genere con le storie di chi l’ha vissuta

La canzone dell’udinese Roberto Blasio esce il 25 novembre e trae spunto dalle testimonianze due di donne vittime di abusi. «Non nasce per intrattenere, ma per rompere un silenzio»

Sara Palluello
Un momento del videoclip del brano
Un momento del videoclip del brano

Trasformare la musica in una presa di posizione. Esce il 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, “Io non sono come voi (col cuore bendato)”, il nuovo brano di Roberto Blasio, friulano di Udine, classe 1980, agente immobiliare da vent’anni e da gennaio co-fondatore e label manager della casa discografica milanese Grandi Artisti Live, di cui è anche artista sotto contratto.
La canzone nasce dal racconto di due storie vere, due testimonianze che Blasio ha raccolto personalmente. La prima è quella di Erika Scaboro, modella curvy veneta «vittima di violenze fisiche brutali», racconta Blasio e protagonista anche del videoclip del brano girato al Teatro degli Anacoleti di Vercelli.

«Erika ha pianto per tutto il tempo, anche quando non stavamo girando. Era come rivivere quello che ha subito - spiega l’autore -. L’altra storia è quella di Lidia Cerra costretta addirittura ad abbandonare il proprio paese pur di sfuggire all’incubo». Le loro voci hanno dato forma a un testo che Blasio ha interamente scritto di suo pugno mentre la musica portano la firma dei Maestri Massimo Passon e Michele Pirona, chitarrista udinese rinomato a livello europeo. Con Pirona, racconta Blasio, c’è un legame che nasce da lontano, dall’infanzia: “Da bambini giocavamo insieme al Villaggio del Sole, ci siamo ritrovati dopo quasi trent’anni grazie alla musica”.

“Io non sono come voi… io urlo anche per lei” è la frase centrale del brano, un messaggio che Blasio definisce “atto di responsabilità” verso chi non ha più voce o continua a convivere con ferite invisibili. «Questa canzone non nasce per intrattenere, ma per rompere un silenzio: la violenza non è amore e il silenzio non è innocenza».

La frase simbolo è un invito a non diventare complici, a non accettare ciò che fa male, a trovare il coraggio di parlare perfino quando la voce trema. «Vorrei essere solo una goccia nell’oceano, ma una goccia che possa mettere una pietra per costruire consapevolezza» conclude.

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