Cividale piange Aurora «Ciao angioletto biondo»
Città sotto choc per la morte della bambina che abitava a Grupignano. Lascia nel dolore i genitori (il padre è militare a Udine) e il fratello di 19 anni

CIVIDALE. Luminosa come il suo nome, Aurora. Nell’aspetto e nell’animo. Bionda, occhi grandi e azzurri, un sorriso dolcissimo e furbetto insieme. Era una bambina che non poteva passare inosservata, questa creatura strappata alla vita ad appena sette anni, in un pomeriggio festoso, di domenica, d’estate. Era la bambolina della classe, la compagna che tutte si contendevano.
L’amichetta più ambita - nelle particolari, tenere dinamiche del mondo dei piccoli -, proprio perché così graziosa, solare, vivace. Ora non c'è più e non sembra possibile, come in ogni tragedia improvvisa, come ogni volta che ad andarsene è un bambino. E Cividale è sotto choc. Era conosciuta, Aurora Vulcano. Lo sono - quanto meno di vista, perché li si incrociava spesso in centro - la sua mamma, Silvana Petricigh (impegnata, in questo periodo, in un corso per conseguire la qualifica di operatore socio-sanitario), il padre Valentino, in forza all'Esercito (a Udine), il fratello maggiore, Cristiano, 19 anni. Aurora gli era legatissima, e viceversa. Un affetto profondo come capita, spesso, tra figli che hanno diversi anni di differenza. Li si scorgeva insieme di frequente e colpivano i modi dell'uno nei confronti dell'altra: protezione verso la piccola di casa, da un lato; "venerazione" nei confronti del grande, il modello da seguire, dall'altro.
Abita a Grupignano, la famiglia di Aurora. Ma per far incontrare la bimba con gli amichetti la mamma, per lo più, ma anche - appunto - il fratello erano soliti accompagnarla in piazza Paolo Diacono, quotidiano punto di ritrovo per i più giovani di Cividale. Così anche sabato: diversi conoscenti raccontano di aver scorto la famigliola lungo corso Mazzini, proprio all'imbocco della piazza. E la frase che si sente ripetere, da tutti, è una sola: «Non può essere». La notizia della disgrazia si è sparsa in un attimo, ieri pomeriggio. E' rimbalzata tra le famiglie dei vicini di casa e dei compagni di classe, quelli di oggi e quelli di un anno fa, i bimbi della scuola materna, che Aurora aveva frequentato nella struttura di Cividale.
Con alcuni di loro la piccola aveva mantenuto i contatti: festicciole di compleanno, qualche ora di gioco, ma soprattutto - come si diceva -, la piazza. Corse, palloni, biciclette. Gare a nascondino, risate. Il pensiero, adesso, porta proprio là, a quel luogo di spensieratezza: «L’abbiamo vista ieri, soltanto ieri», è una delle tante voci sgomente che si raccolgono. Aveva appena finito la prima elementare, la piccola. Ma non studiava in uno degli istituti della città ducale: i suoi familiari, infatti, avevano scelto per lei l'opzione della scuola bilingue, a San Pietro al Natisone, in quelle Valli di cui è originaria la mamma di Aurora (nativa della borgata di Stermizza) e in cui il dialetto sloveno è ancora ampiamente diffuso. La città, adesso, non può far altro che stringersi attorno a una famiglia straziata, a due genitori costretti ad affrontare il dramma peggiore che possa toccare a un padre e un madre, e a un fratello che stravedeva per la sorellina. Persone serie, stimate. Discrete.
Per Cividale è un momento di grande dolore. Il momento del lutto e del silenzio, ricordando il sorriso bellissimo di Aurora e aspettando di conoscere la data in cui le verrà tributato l'ultimo saluto.
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