Ci sono due ricercatori friulani nel super team sul Dna

UDINE. È nel progetto di ricerca per il dottorato di un friulano, Antonio Casini, 30 anni, nato a San Daniele, cresciuto a Pagnacco, diploma al Marinelli, laurea alla Normale di Pisa e dottorato a Trento, la più potente arma in grado di riparare il Dna malato messa a punto fino ad ora, capace di rappresentare “la” speranza di cura di molte malattie genetiche.
È di martedì 30 gennaio la notizia della pubblicazione del progetto di ricerca di cui Casini è primo firmatario, affiancato da un altro friulano, Gianluca Petris, 33 anni, nato a Sauris, liceo a Tolmezzo, laurea a Trieste, dottorato all’Icgeb sempre di Trieste, e assegnista di ricerca a Trento, oltre che da Michele Olivieri, Claudia Montagna, Giordano Reginato, Giulia Maule, tutti del Laboratory of Molecular Virology dell’Università di Trento, coordinati dalla professoressa Anna Cereseto, a cui si aggiungono il Laboratory of Computational Oncology e il Laboratory of Transcriptional Networks.
A dare l’annuncio su Nature Biotechnology, una delle più prestigiose riviste scientifiche a livello mondiale, il Cibio, Centro di biologia integrata dell’Università di Trento, che ha presentato “evoCas9”, «una proteina - spiega Antonio Casini - che abbiamo reso più sicura e affidabile, in grado di “tagliare” il Dna di una cellula esattamente nel punto indicato, evitando di danneggiare parti sane, e riuscendo in questo modo a eliminare o riparare il gene malato».
La novità non sta tanto nella tecnologia, che è nota da alcuni anni, «quanto l’aver reso l’utilizzo di questo sistema sicuro e affidabile, mentre in precedenza la proteina poteva compiere errori intervenendo con tagli casuali. La nostra riduce invece al minimo la possibilità di errore».
Se parliamo di “correzioni” al Dna, ciò significa che questa potrebbe essere un’arma potente nelle patologie di origine genetica? «Esattamente. Potrà essere utilizzata per trattare malattie genetiche importanti, oggi ritenute incurabili, penso alla distrofia muscolare, alla fibrosi cistica, per “correggere” il gene che causa la patologia».
La domanda successiva è ovvia: quando? «In tutto il mondo ci sono gruppi di ricerca e anche aziende private che stanno spingendo in questa direzione. Ora con questo nuovo strumento, la “evoCas9”, abbiamo compiuto un ulteriore passo in avanti.
Credo che già nei prossimi anni nel trattamento di alcuni tumori e di patologie genetiche si inizierà a testare sui pazienti questa tecnologia.
Questa versione della proteina è la più specifica esistente al mondo - ancora Casini - e pensiamo, se si riuscirà ad implementarne l’utilizzo, potrà essere d’aiuto nello sviluppo di nuove e più efficaci terapie».
«In questo momento - è stato il commento di Anna Cereseto, coordinatrice del lavoro - la nostra evoCas9 è la macchina molecolare migliore al mondo per il genome editing».
evoCas9 è la versione evoluta del sistema CRISPR/Cas9, la tecnica in grado di modificare il Dna messa a punto in Usa, dalla Berkeley University of California e dal Mit (Massachusetts Institute of Technology) di Boston.
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